voto
7.0
Gli Unethical Dogma spuntano dalla zona di Venezia e questo loro primo EP è una bella sorpresa. “Dusk” è composto da cinque canzoni, tutte legate fra di loro in quanto narrano una storia di violenza e di follia immersa in un contesto di quotidianità, motivo per cui l’artwork assume un significato preciso, altrimenti difficile da comprendere.
Oltre che per la criptica copertina i nostri si distinguono, visivamente parlando, per una scelta di immagine molto netta: presentarsi con abiti eleganti molto lontani da quelli tipici del metallaro. Certo, nel metal non è un’idea completamente originale, visti i precedenti funebri degli Skepticism e di qualche altro, ma ci vediamo un intento un po’ diverso. L’impatto è immediato e se subito ci ha fatto un po’ sorridere – perché magari potrebbe risultare come una volontà ‘anti’ fin troppo netta – nel momento in cui siamo andati ad ascoltare la proposta musicale il nostro pensiero si è soffermato solamente su quest’ultima.
Gli Unethical Dogma si autodefiniscono, nelle note di stampa, una progressive/djent band e troviamo che i due termini rappresentino molto bene i ventisei minuti di “Dusk”. Da un lato abbiamo brani strutturalmente complessi, sia negli arrangiamenti strumentali che in quelli di voce, dall’altro abbiamo influenze molto evidenti che spaziano da Meshuggah ai Periphery, passando per un approccio talvolta nu-metal e appena appena deathcore.
Ciò che unisce benissimo i due estremi è l’atmosfera oscura – a volte riflessiva a volte negativa – che a chi scrive ha ricordato i Fallujah del periodo “Dreamless”. Il tipico brano degli Unethical Dogma si compone di momenti soffusi, synth e interludi oscuri, che poi sbocciano in aggressivi tempi cadenzati, impossibili da non ricondurre soprattutto ai citati Periphery e a quella scuola di gruppi usciti allo scoperto grazie anche alla Sumerian Records di metà anni Duemila. Interessante anche la prova del cantante Giacomo, espressivo e non artefatto soprattutto nei puliti.
L’opener “Insomnia” è un bel bignamino di quanto citato ora e lascia un’ottima impressione complessiva, sostenuta anche dalle successive “Jayne” e “Paralysis”. In quest’ultima e “Smiles” emergono, più che in altri contesti, momenti che si riallacciano piacevolmente alle esperienze del nu-metal più pesante o del metal più moderno. Proseguendo con l’ascolto, si odono anche Fear Factory e gli In Flames di “Reroute” qua e là, ma alla fine la bellezza di “Dusk” è che non clona mai niente di specifico (grazie alle capacità dei chitarristi Thomas e Davide) e saltella per i generi con sufficiente disinvoltura per una band al debutto; a proposito di saltelli, solida anche la prova della sezione ritmica di Francesco e Gianluca, ben amalgamata nel risultato complessivo.
Molto belli i videoclip realizzati finora, altro segnale di un gruppo che sembra avere le idee chiare su come promuoversi. Cosa manca allora per l’eccellenza? Forse il ritornello e la melodia che inchiodano l’ascoltatore e un paio di brani memorabili davvero che possano trainare i veneti ad una dimensione ulteriore. Per ora però, tutto bello, vestiti eleganti compresi.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM