
voto
6.5
- Band:
APOGEAN - Durata: 00:43:42
- Disponibile dal: 08/03/2024
- Etichetta:
- The Artisan Era
Streaming non ancora disponibile
Fin dall’exploit dei Neuraxis agli inizi degli anni Duemila (per non parlare ovviamente degli antesignani Cryptopsy e Martyr), il Canada non ha mai lasciato passare troppo tempo prima di consegnare alle scene un nuovo gruppo che incentrasse il proprio linguaggio death metal su tecnica e velocità. In particolare, i riscontri ottenuti da realtà come Archspire e Beyond Creation hanno dato vigore a una tipologia di proposta che altrove non gode più di chissà quale hype o attrattiva, ma che a queste latitudini – al contrario – si dimostra ancora florida e intraprendente, come se ci trovassimo nel 2008 o giù di lì, nel pieno ‘boom’ techno-death della Sumerian e della Unique Leader (risalgono a quel periodo i vari “Planetary Duality” dei The Faceless e “Diminishing Between Worlds” dei Decrepit Birth).
Tutta questa premessa per dire che un disco come “Cyberstrictive”, esordio sulla lunga distanza degli Apogean, non poteva che provenire dal suddetto circuito di funamboli e trame scintillanti, e che nei suoi tre quarti d’ora di durata rispetta pienamente le aspettative (e i cliché) del filone, con un’ulteriore punta di modernismo data dall’assimilazione (ben integrata) di spunti più ‘giovani’. Rifinita dal noto Zack Ohren (All Shall Perish, Immolation, Machine Head), la tracklist vede la formazione di Toronto protagonista di una sorta di viaggio sci-fi durante il quale l’ascoltatore di turno non smette mai di essere sballottolato come la pallina di un flipper, fra parentesi brutali in cui il mix di growling/screaming vocals e l’accordatura ribassata delle chitarre possono ricordare quelli di Aversions Crown e Shadow of Intent, ampie digressioni progressive vicine ai pilastri Obscura/Spawn of Possession e punteggiature atmosferiche che in ultimo, complice l’impiego di synth e campionamenti, flirtano con la morbidezza cinematografica di Fallujah e The Zenith Passage.
Un insieme che di certo non può dirsi personale, ma che almeno – cosa che lo differenzia dagli sforzi di altre band analoghe – risulta amalgamato con criterio, senza eccessi nell’uno o nell’altro senso. Quando il quintetto imbocca la via dei tecnicismi a rotta di collo, infatti, non si respira quasi mai aria di onanismo (sebbene il tutto abbia un che di esagerato, come ovvio con questa tipologia di offerta), mentre nel momento in cui le trame si fanno più dirette e percussive, il rischio di imbattersi in puerilità assortite viene fugato dal taglio adulto del songwriting, il quale non cerca di accattivarsi il pubblico tramite soluzioni sfacciatamente lineari o trendy.
Un buon esordio, quindi, curato e con tutte le carte in regola per attecchire fra gli estimatori del sottogenere (si senta “With Which Ear You’ll Listen”), anche se la classe e l’inventiva degli autori di un “A Valediction” o di un “Datalysium” restano per il momento su un altro pianeta. Tra qualche tempo, vedremo dove gli Apogean sapranno arrivare con la loro musica.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM