voto
7.0
- Band:
ÚLFARR - Durata: 00:41:48
- Disponibile dal: 21/12/2023
- Etichetta:
- Purity Through Fire
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Abbastanza inusuale il percorso che ha portato gli Úlfarr all’album di debutto. Attivi sin dal 2011 come progetto solista di Hrafn (al secolo Paul Gibson, già mente di band come Morte Lune e Thy Dying Light), pubblicano solo ora, dopo un paio di EP, split vari e due album dal vivo, questo “Orlegsceaft” per Purity Through Fire.
Con una formazione ampliata a band vera e propria, gli inglesi ci presentano quaranta minuti di black metal classico che poco spazio lascia alla sperimentazione, guardando piuttosto alla vecchia scuola fatta di riff atmosferici e quell’attitudine punk e diretta tipica di molte band della metà degli anni Novanta.
Sebbene si cerchi di rendere un po’ più personale il concept con la scelta di utilizzare l’inglese antico come lingua, ciò che esce dai brani di “Orlegsceaft” rimanda pesantemente al suono diretto di band come Urgehal, Sargeist, Thyrane e Tsjuder.
Ritmi sempre abbastanza sostenuti si alternano a midtempo classici, in cui sono i riff a fare da protagonista, cercando sempre soluzioni melodiche dal sapore triste, come in “…Hie Dygel Lond”, in cui l’atmosfera ricorda quella dei Winterfylleth più aggressivi. Su di un binario simile viaggiano “Wælgæst wæfre” e “Reordberend”, impreziosite da stacchi atmosferici dosati intelligentemente e un uso della voce più vario rispetto al solito scream, mentre con “Trollblót” ci si ritrova nella Norvegia degli anni Novanta, tra il minimalismo del primo Burzum e quello dei primi Tulus.
Seppur al netto di un aggressività pressoché costante, momenti come “Volkfire” o “Ic maþelode min anda to þone win” si mantengono sui lidi della scuola finlandese, in cui la melodia non viene mai persa di vista, donando ai brani quell’ aura notturna che li rende meno glaciali e più drammatici.
“Orlegsceaft” è insomma un disco ben suonato e ben prodotto, efficace e che si lascia ascoltare senza grosse difficoltà, manifesto di un suono che non ha la minima intenzione di stupire, ma che sembra non voler morire mai.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM