Tirzah Mastin rinnova la proficua collaborazione con l’amica Mica Levi, già compagna di studi sui banchi della Purcell School For Young Musicians, dove entrambe si sono formate artisticamente qualche anno fa. Sempre più al centro della scena avant-pop europea, in questi giorni Mica ha persino portato a casa una prestigiosa nomination ai Golden Globes, grazie al lavoro svolto per la colonna sonora del film “La zona d’interesse” (il premio come “Best Original Score” è però andato allo svedese Ludwig Göransson, autore delle musiche di “Oppenheimer”). Tirzah sfrutta le idee sintetiche dell’amica per sviluppare il proprio electro-songwriting, ponendo in primo piano un pianoforte trattato e una drum machine in distorsione, imbastendo un electro-pop disorientante, stordente, ripetitivo, immaginando un dancefloor deturpato, abbandonato, nel quale si stagliano melodie dolci ma stralunate, canzoni deviate, una forma di pop declinato a uso e consumo degli anni Venti del nuovo millennio.
Il conciso minimalismo lascia volutamente in alcuni casi le canzoni allo stato di provino, ne esce fuori un chamber pop lavorato al massimo con l’inserimento di riverberi sulla voce: è il caso degli scheletrici bozzetti “their love” e “6 Phrazes”. Ma la maggior parte delle volte i delicati giri melodici e l’essenzialità della scrittura dell’artista di South London vengono stratificati, stemperando però qualsiasi eccesso avanguardistico, preservando dolce introspezione e fruibilità.
Indubbiamente straniante, pur se efficace nella sua singolarità, la soluzione di rendere le prime tre tracce come un lungo mega-mix, come se si trattasse della stessa canzone presentata con micro-variazioni: in pratica, la stessa identica sequenza di drum machine viene mandata in loop per lo spazio di “F22”, “Promises” e “u all the time”, con risultati senz’altro degni di nota. Altrove le variazioni si fanno lievemente più marcate, puntando magari a una sorta di personale via verso il trip-hop (“No Limit”).
L’umore plumbeo non impedisce l’emissione di improvvise folate energetiche, specie nella parte finale di “trip9love…???”, quando le chitarre si prendono con forza il centro della scena divenendo protagoniste nella doppietta colorata dai feedback “2 D I C U V” / “nightmare”. C’è poi qualcosa di “gotico” che emerge dal sound design approntato da Mica Levi, qualcosa di austero, qualcosa di inquietante ma al contempo di piacevolmente appiccicoso: lei e Tirzah appaiono sempre meno interessate al processo generatore di musica da ballare (al quale invece puntavano ai tempi dell’esordio “I’m Not Dancing”, un piccolo culto nei dancefloor alternativi londinesi). Meno Edm e più Idm: questa è la strada che stanno indicando. Una strada che suona in maniera sempre più intimamente urbana.
12/01/2024
Daniel D`Amico for SANREMO.FM