voto
7.5
- Band:
ABDUCTION - Durata: 00:57:31
- Disponibile dal: 01/12/2023
- Etichetta:
- Finisterian Dead End
Streaming non ancora disponibile
Nel lussureggiante panorama del black metal francese, si distingue una nicchia votata con grande successo alla commistione con altri generi – dal prog, al post-rock, allo shoegaze. I frutti nati da questi incroci sono diversissimi tra loro, ma sono tutti ugualmente caratterizzati dalla spiccata capacità di trasmettere un immaginario singolare: per intenderci, si spazia dalle oscure sperimentazioni dei Blut Aus Nord alle architetture diaboliche dei Deathspell Omega, fino alla delicata espressività degli Alcest.
Gli Abduction si collocano appieno in questo filone sincretistico, trovando la propria cifra in una vena anticheggiante, quasi da Medioevo romantico, e in un notevole senso della melodia. La loro musica sembra trarre la propria linfa vitale dalla nostalgia per un tempo indefinito, inafferrabile e vivido come un sogno appena fatto, ma che non si riesce a trattenere con chiarezza nella memoria. Queste suggestioni trovano piena espressione nel loro nuovo full-lenght, “Toutes Blessent, la Dernière Tue”, quarto album in ben diciassette anni di carriera. La formazione d’Oltralpe ha infatti debuttato sulla lunga distanza relativamente tardi, nel 2016, e da allora pubblica con cadenza bi o triennale album elaborati, molto curati, piuttosto complessi all’ascolto. Una complessità che però non risulta mai pesante o stucchevole, come conferma pienamente quest’ultima fatica discografica.
Reduci da “Jehanne”, ambizioso concept su Giovanna D’Arco, gli Abduction hanno deciso di tornare alla raccolta di canzoni con otto inediti (tra cui un intermezzo strumentale) e, per la prima volta nella loro storia, una cover. La proposta non è troppo distante dai lavori precedenti, ma pur conservando l’approccio progressive fatto di brani lunghi e variatili, di arrangiamenti ricchissimi e stratificazioni di influenze anche molto distanti tra loro, “Toutes Blessent” risulta forse un po’ più accessibile. In particolare, si distinguono nel platter alcuni episodi che uniscono con magistrale immediatezza black, folk e gothic: il caso più riuscito è secondo chi scrive “Les Heures Impatientes”, che potrebbe essere arrangiata in una quantità di stili diversi e risultare sempre convincente. L’ossatura più schiettamente black metal degli Abduction si fa notare in modo più netto su altri fronti, come nel singolo di lancio “Dans La Galerie des Glaces”, che preserva comunque l’inclinazione all’orecchiabilità che contraddistingue questo piacevole album.
Tra le intuizioni che rendono scorrevole un’opera così lunga e articolata, vanno senz’altro annoverate la capacità di creare e dosare i chiaroscuri sonori (lo si sperimenta già in apertura, nella potente title-track) e la scelta di costruire melodie impattanti, pulitissime, in uno stile che richiama gruppi che di per sé con gli Abduction hanno in comune poco più che la vocazione poetica e malinconica – come i già citati Alcest, ma in alcuni passaggi vengono in mente addirittura i Les Discrets. Merita infine una menzione particolare l’interessante cover di “Allan” di Mylène Farmer, piccola gemma synth-pop del 1988 dedicata all’Edgar Allan cui tutti siamo devoti.
Tirando le somme, possiamo dire che “Toutes Blessent” è senza dubbio un disco meritevole di essere ascoltato, soprattutto se siete alla ricerca di una giusta quadra tra sentimento e ricerca. Un lavoro davvero notevole, che risulterebbe forse un po’ “secchione” se fosse appena meno emozionante e ispirato.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM