voto
7.0
- Band:
SICKENING - Durata: 00:38:38
- Disponibile dal: 02/02/2024
- Etichetta:
- Amputated Vein
Come suggerito da Stephen King in una sua vecchia antologia di racconti, a volte ritornano. È il caso anche dei fiorentini Sickening, riaffacciatisi in questi giorni sulle scene dopo un periodo di latitanza che, a dirla tutta, poteva essere scambiato per uno stop definitivo delle attività. Meglio tardi che mai, comunque, visto che quanto offerto oggi dal gruppo capitanato da Alessandro Materassi (chitarra) e Claudio Miniati (voce) coincide con un ulteriore affinamento del songwriting e delle idee rispetto al contenuto del fulciano “The Beyond”, all’epoca della sua uscita finito abbastanza agevolmente ai vertici della produzione dei Nostri.
Edito nuovamente da Amputated Vein, autentica roccaforte per un certo tipo di suoni, l’album ci rimette quindi in contatto con una proposta che intende agire come il maglio di un boia sulla carne di un condannato, abbattendosi con reiterato sadismo e comprovata metodicità fino all’annientamento totale e all’autoaffermazione di un concetto di death metal che ormai, esauritasi la tendenza ‘brutal’ dei primi anni Duemila, resiste solo nelle nicchie underground più stoiche e incorruttibili. A dirla tutta, con il suo incipit frenetico e vagamente melodico à la Cryptopsy (il cui chitarrista, Christian Donaldson, si è occupato del mastering dell’opera), l’opener “The Seventh Day” ci aveva quasi fatto credere in una svolta più agile e fruibile da parte della formazione toscana, ma si tratta solo di pochi istanti, di un affondo da non intendersi come rappresentativo della natura della tracklist e dell’ascolto.
Fatta eccezione per questa e per qualche altra digressione sparsa qua e là (si pensi alle sottili dissonanze di “Drowning Bath”), i Sickening sono ancora la band gutturale, intransigente e parossistica che avevamo salutato nel 2015, fedele all’estetica del vecchio catalogo Unique Leader, Sevared o Comatose Music e con i lavori di gente come Gorgasm e Disgorge a fungere da immediati termini di paragone per la quarantina di minuti dell’esperienza. Rispetto a tanti altri loro colleghi folgorati dallo stile di un “She Lay Gutted”, però, i ragazzi possiedono sicuramente una dimestichezza e un ingegno maggiori, i quali consentono – anche durante i frangenti più abominevoli e asfissianti – di apprezzare l’affastellamento dei riff e lo sviluppo dei pattern ritmici (cortesia di Marco Coghe di Devangelic e Posthuman Abomination), sempre ben bilanciati tra lucidità e furia cieca e punto di innesco per una serie di partiture a dir poco mostruose (“Dangling Legs”, “Like a Slaughtered Pig”).
Chiaro, così come in passato non parliamo di un lavoro ‘per tutti’: occorre essere grandi appassionati di questa tipologia di death metal per arrivare in fondo all’ascolto senza esserne stremati, ma la cura riposta nella confezione (davvero ottima la suddetta resa sonora) e nella scrittura (per quanto monolitica) fanno del ritorno dei Sickening un evento da non sottovalutare per il circuito estremo italiano, oltre che il loro disco più efficace e coeso.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM