voto
6.5
- Band:
SGÀILE - Durata: 01:03:05
- Disponibile dal: 19/01/2024
- Etichetta:
- Avantgarde Music
Streaming non ancora disponibile
A due anni di distanza dal suo debutto discografico solista, torna sulle scene Tony Dunn, polistrumentista già in forze con Saor e Falloch, che aveva dato vita ad un nuovo progetto in solitaria con il nome di Sgàile. L’ascolto di “Ideals & Morality” ci aveva presentato un progetto interessante ma ancora non perfettamente a fuoco, non tanto nelle intenzioni, quanto nella pura e semplice realizzazione. La proposta di Dunn, infatti, prendeva degli elementi progressive, il blackgaze malinconico degli Alcest, il post-rock e una certa fascinazione per le atmosfere arcane della tradizione gaelica, mettendoli in musica attraverso brani molto lunghi ed ipnotici, suonati e cantati interamente da lui. Purtroppo, il risultato finale non ci aveva pienamente convinto: se, infatti, le linee di chitarra e le sonorità generali ci erano parsi efficaci, lo stesso non potevamo dire dell’impianto ritmico (appiattito da una batteria programmata) e, soprattutto, dal cantato di Tony, eccessivamente monocorde e privo di espressività. Concludendo la recensione, quindi, ci eravamo augurati un’evoluzione che potesse trasformare gli Sgàile in una vera e propria band, arricchita dal contributo di altri musicisti in grado di sopperire ai più che comprensibili limiti di un artista che nasce soprattutto come chitarrista.
Dunn, nelle note che accompagnano il nuovo “Traverse The Bealach” racconta, invece, di aver fatto tesoro dell’esperienza maturata con il debutto, affinando la sua scrittura e provando a cimentarsi in un concept album, che racconta la vicenda di un viaggiatore nomade che attraversa a piedi una Scozia post-apocalittica. Ci piacerebbe poter attestare un netto passo avanti nella crescita artistica di Tony Dunn, ma in realtà quello che abbiamo trovato è fondamentalmente una riproposizione di ciò che avevamo ascoltato in “Ideals & Morality”, con gli stessi pregi e gli stessi difetti. Ancora una volta l’album si dipana su una manciata di canzoni che si assestano tra gli otto e i dodici minuti di durata (ad esclusione di un breve intermezzo strumentale, “Introspect”). Lo stile di Dunn, come abbiamo detto, potrebbe essere molto gradito agli estimatori degli Alcest, con una vena progressive che naturalmente non trova il suo sfogo in virtuosismi, bensì in una trama musicale indefinita, che non strizza l’occhio all’aggancio melodico, ma che trova il suo respiro nella stratificazione e nel lavoro delle chitarre. Ci è parso oggettivamente migliorato il lavoro sulla batteria, che suona meno artificiosa e più dinamica, mentre rimangono immutate tutte le nostre perplessità sulla prova vocale di Dunn, che continua a non convincerci in un ruolo che evidentemente non gli appartiene.
“Traverse The Bealach”, insomma, sembra essere un lavoro che consolida la proposta del musicista scozzese, ma senza modificarla. Una scelta anche comprensibile, presa nell’ottica di voler andare a costruire una propria fanbase senza risultare eccessivamente erratici nel proprio percorso. Se avete già avuto modo di apprezzare “Ideals & Morality”, questo ritorno non potrà che confermare le vostre buone impressioni. In caso contrario, il brano linkato qui sotto, “Lamentation By The Lochan” potrebbe essere un buon punto di partenza per valutare questa peculiare creatura musicale.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM