Dreams of wind rushing through my fur
Sono le parole che Patricia Taxxon usa per descrivere “Bicycle”. E dalle quali bisogna partire per addentrarsi nelle sue nuove otto partiture.
La compositrice californiana non conosce soste. E dopo aver chiuso il 2023 con i sette dischi della serie “TECHDOG”, incentrata su bozzetti sparsi tra deconstructed club e glitch, è riapparsa subito nel 2024 con un nuovo album, l’ennesimo, per l’esattezza il quarantaquattresimo, di una carriera iniziata appena otto anni fa.
“Bicycle” contiene movimenti che si distaccano dalle sperimentazioni del 2023, andando a tangere con una vocazione perlopiù evasiva, trasognante, come suggerisce la splendida copertina di SOLARDOG raffigurante un cane stilizzato, di fatto il suo alter ego estetico, mentre pedala sui bordi di una cartolina sbiadita da un’imprecisata spiaggia, che sulla carta dovrebbe comunque essere quella di Santa Cruz, la città della Taxxon.
Prolifica quindi a dir poco, l’americana suona ancora una volta in totale libertà e senza alcun vincolo, come lei stessa tiene a precisare da sempre: “Faccio musica per stati d’animo diversi. Tutti i miei brani (non contrattuali) possono essere utilizzati gratuitamente per qualsiasi progetto, commerciale o altro, con credito”.
L’imprinting favolistico del disco è chiaro fin dalla tastiera di “Furry”, che ricama una melodia vaporosa (non a caso la Taxxon è attiva anche come Tedrich Lendum, moniker con cui esibisce il suo lato vaporwave) su traiettorie Idm che occupano buona parte delle trovate ritmiche. Mentre progressioni house su un riff abilmente strozzato arricchiscono lo spettro di “Boys”, prima autentica meraviglia del lotto.
Ci sono poi le contorsioni al videogame in “Cavalry”, per un nuovo crescendo, e mutuazioni orientaleggianti in “Frat Claws”. E c’è l’isolazionismo sci-fi di “Brotherhood”, utile mentre si guarda tutto dalla finestra e si pensa appunto a tutto e il suo contrario, magari con una malinconia da domenica pomeriggio. Sensazioni che al contrario spariscono nei sette minuti di “I Do”, praticamente The Field a bordo della Voyager I.
“Bicycle”, per quanto apparentemente sfuggente, è un disco compatto (e riuscito) di un’indomabile sognatrice. Dunque avanti così, Patricia. Pedala e non ti fermare.
15/01/2024
Antonio Santini for SANREMO.FM