La storia degli Otierre rappresenta perfettamente la dinamica distruttiva che il successo ha innescato sulla scena hip-hop italiana degli anni Novanta. Nati a Varese in un momento in cui il rap italiano non era ancora stato assimilato dai media generalisti, il gruppo ottiene un successo significativo, attirando l’attenzione di un pubblico trasversale grazie a collaborazioni con Radio Rai 2 e Radio Deejay. Tuttavia, l’esperienza si rivela deludente e amara. Le aspettative incoerenti del pubblico e la tendenza a relegare l’hip-hop a fenomeno di moda intaccano profondamente la scena italiana a metà degli anni Novanta, proprio quando album e singoli di artisti hip-hop iniziano ad affacciarsi nelle classifiche. Gli Otierre, come molti altri collettivi e gruppi dell’epoca, finiscono per frantumarsi a causa delle pressioni, incapaci di replicare i successi del secondo album, Dalla sede (1997), che è ancora oggi ricordato dagli appassionati. Nonostante gli sforzi per strutturarsi anche attraverso progetti e collaborazioni internazionali, il gruppo si scioglie dopo appena due album, proprio quando l’hip-hop italiano è stato masticato e sputato da un consumismo culturale sfrenato. Da quest’esperienza, però, nascono nuovi percorsi artistici: c’è chi rimarrà nell’industria musicale con un ruolo diverso, come la speaker di Radio Deejay La Pina; Esa, invece, avvia una carriera solista ma soprattutto forma un duo, i Gente Guasta, che raccoglie la delusione e la frustrazione del dopo-Otierre ne La grande truffa del rap (2000), una fotografia efficace di un momento storico per la scena nazionale. Come da clichè, poi, queste due realtà si incontreranno nuovamente, in un’epoca ancora diversa per la scena rap nazionale, chiudendo simbolicamente un cerchio dopo vent’anni.
Racconteremo quindi prima la storia degli Otierre e poi dei Gente Guasta, sorvolando sulle altre carriere che trovano nel gruppo di Varese una loro origine.
Gli Otierre (Originale Trasmissione del Ritmo) da Varese sono una delle formazioni più importanti della prima ondata del nostro hip-hop, una di quelle che ha reagito in modo più convincente al nuovo stile musicale rispetto a quanto già visto nelle grandi città, vedi gli Articolo 31 a Milano o gli imprescindibili Sangue Misto a Bologna. Più che di una band, sarebbe più corretto parlare di collettivo, visto il lungo elenco di persone che ne fanno parte, con ruoli e specializzazioni che abbracciano l’intera cultura hip-hop e non solo la musica. Si annoverano principalmente due squadre: quella degli MC formata da Azza, Griso, Esa, Intru, Polare, Limite e le donne Lisa e Fede; e quella dei DJ, composta da Irmu, Vigor, Thor e Vez.
È necessario aggiungere almeno altri due membri ancillari: il primo è Tormento, il fratello minore di Esa. Questi diverrà particolarmente famoso, forse più degli stessi Otierre, grazie alla futura esperienza nei Sottotono. L’unico personaggio davvero famoso presso il pubblico generalista, la cui storia è ricollegabile a quella degli Otierre, è La Pina (al secolo Orsola Branzi) prima rapper e poi compagna di Esa, nonché destinata a un futuro come speaker radiofonica, che nel tempo la fa approdare a Radio Deejay: nel panorama nazionale una delle radio più importanti, fondamentale per la diffusione dell’hip-hop. La Pina diventa una delle voci più conosciute d’Italia. Saranno proprio gli Otierre a spodestare gli Articolo 31 come ospiti “fissi” nelle trasmissioni dell’emittente dedicate all’hip-hop.
Il primo capitolo della storia degli Otierre risale al 1992 e consiste nel demo L’anno della riscossa a cui segue il singolo “Ragga No Droga”. Il demo è ormai introvabile, un prodotto che sembra essere difficile da reperire persino per i membri del collettivo. Il miracolo del web è riuscire a trovarlo su YouTube, poter così entrare in contatto con un acerbo ma significativo esempio di hip-hop italiano di un anno, il 1992, in cui è ancora presto per parlare di una vera scena, organizzata e istituzionalizzata. Già si delinea lo stile del gruppo, soprattutto in questo primo singolo ufficiale, un approccio positivo e colorato all’hip-hop, più simile a quello degli A Tribe Called Quest che a quello duro e incompromissorio dell’hardcore-hip-hop o dell’hip-hop politico dei Public Enemy. Frankie Hi-Nrg Mc decide di tributare agli Otierre un brano nel suo esordio del 1993, “Verba Manent”, testimonianza del grande rispetto che la una parte della scena riservava alla formazione di Varese.
Il primo album, Quel sapore particolare, esce nel 1994, l’anno fondamentale per la definitiva maturazione dell’hip-hop italiano. Il brano “Quando meno te l’aspetti”, una fantasia adolescenziale tra scuola e innamoramenti, ottiene una discreta visibilità radiofonica, soprattutto grazie a Radio Deejay, che in quegli anni particolarmente impegnata a promuovere lo stile musicale in Italia.
Come era già successo con Jovanotti e con gli Articolo 31, anche gli Otierre diventano ospiti privilegiati della trasmissione “Venerdì rappa” (che poi cambierà nome in One Two One Two). Da poco assurta a ruolo di radio giovanile per eccellenza del vitale mondo musicale degli anni Novanta, Radio Deejay trasforma un fenomeno locale periferico, per quanto ritenuto interessante da altri personaggi di spicco della scena, in una realtà riconosciuta a livello nazionale, per lo meno presso coloro che avevano le antenne alzate alla ricerca della musica moderna. La Pina partecipa solo in due brani di questo esordio, mentre Tormento subito dopo la pubblicazione lascia il collettivo per andare a formare i Sottotono insieme a DJ Irmu, Fish e Nega. In questa nuova formazione mancano già le due rapper donne che facevano parte del collettivo ai tempi del primo singolo e anche Griso.
Il disco è un concentrato di divertimento, simpatia e energia, disseminato di prestiti jazz e blues affiancati da scratch e sample. Se la dinamica può ricordare, oltre ai citati A Tribe Called Quest anche le costruzioni sonore ipercinetiche dei Public Enemy, il risultato è puro fun, senza impegno alcuno. Per esempio l’esilarante “Slaugio”, pezzo sul termine del titolo tanto slang quanto dal significato vago, apre con queste rime:
E questo è slaugio slaugio slaugio
veloce mai adaugio
ecco come definire slaugio
il nuovo stile
che per poche lire
tu puoi ascoltare in cassetta, cd e vinile
e quindi forza scuoti il culo in questa nuova danza
non riesco a starne senza
ne sento la mancanza
di slaugio perchè io sono slaugio
Non esattamente un proclama politico, insomma. Ne “Il punto della situazione” (feat. La Pina), una filastrocca a due voci, la frase “Mischiando arte e intrattenimento osando mi diverto” sembra riassumere perfettamente la filosofia della band. L’album si piega anche volentieri a sfumature pop, mantenendo la propria natura di musica “nuova”, eminentemente ritmica, dove poco spazio è lasciato al canto in senso tradizionale: un equilibrio fra orecchiabilità, temi privi di reale conflittualità e ironia da una parte e la volontà di suonare innegabilmente come rapper dall’altra. Quando anche il content supera il semplice divertimento, come in “Arresta”, il risultato è un po’ ingenuo:
arresta l’intolleranza
arrestiamo l’ignoranza
cosa aspetti esci dalla tua stanza chiusa
impara a rispettare ad apprezzare ad amare
C’è spazio per raccontare anche storie di vita vissuta come “Pronto Pine”, su una gita in Questura, e ballare al ritmo disco di “Lo sciupa” mentre “Dei colori” (con Tormento) ammorbidisce l’arrangiamento fino a trame lounge. La riedizione in Cd aggiungerà anche “La nuova realtà”, un funk-rap esplosivo e autocelebrativo.
La notorietà raggiunta dagli Otierre permette loro di essere chiamati ad aprire il concerto milanese dei Public Enemy nel novembre 1994, a Milano. Era in programma anche la partecipazione di 2Pac, poi annullata.
Come già accaduto all’Isola Posse All Stars, la maggior parte dei collettivi nati a inizio anni Novanta che incontrano anche un timido successo finisce per disgregarsi, tanto che nel 1996 la crew è ridotta a un quartetto: Esa, Polare, Vez e Vigor. Questi sono anni di riorganizzazione che devono anche tenere conto del diverso ruolo che l’hip-hop ha nella musica popolare italiana, dopo gli esperimenti del biennio ’92-’93 che hanno portato nel ’94-’95 a trasformarlo in un genere conosciuto anche da un pubblico di massa. Tuttavia, come spesso accade con i nuovi generi e stili musicali, l’hip-hop è destinato a essere trattato dal grande pubblico come un trend passeggero, la moda effimera del momento. Come ogni stile innovativo, quindi, segue una fisiologica fase di istituzionalizzazione dopo quella meramente esplorativa e pionieristica, nella quale gli Otierre hanno, come già analizzato, svolto un loro ruolo non trascurabile di collegamento tra la provincia e una platea nazionale. Nel 1996 gli Otierre fondano la Sede, nella natía Varese, che diventa l’ideale base operativa della crew. Inoltre nasce nel medesimo periodo la Mixmen Connection, un progetto che esonda dai confini del collettivo per coinvolgere anche altri artisti hip-hop, come Bassi Maestro. Sarà questa una piattaforma per produrre opere indipendenti come “Contro gli estimatori” di Bassi Maestro, “Sulle soglie della follia” di Davo, “Fritzdacat” di Fritz da Cat e “Torno sulla scena” di Maury B.
Nel 1997 esce Dalla sede, come Otierre feat. La Pina, un secondo album che surclassa quanto ascoltato nell’esordio grazie a una produzione più professionale, interamente gestita da Esa, e un migliore controllo al microfono dei vari rapper. La band ha l’irruenza di chi sa che sta giocandosi l’occasione di lasciare un segno anche oltre la propria nicchia di appassionati. Il divertimento dell’esordio si è andato a fondere con atmosfere anche più cupe, beat minacciosi e in generale una maggiore aggressività. Gli emcee presenti come ospiti sono l’inglese Soul Boy, il tedesco Toni-L e il belga Rival Capone. Gli scratch sono di DJ Vigor, DJ Gruff e DJ Mais.
“La O la T la R” è un manifesto identitario, una opener che trasforma la band storica in una presenza della scena contemporanea, un secondo inno dopo la dedica di Frankie Hi-Nrg Mc. Nelle strofe la tecnica è di un’altra categoria rispetto all’esordio, con incastri e termini in inglese a profusione, mentre un beat elastico e vagamente allucinato conferisce al tutto un qualcosa di ipnotico:
Avvisa il commissario tecnico
Ho il giusto flow, vuole il goal
Meglio far entrare il goleador
Hardcore come la Staller, scrivo best seller
Compongo come Wagner col sequencer
Aziono il pubblico quando il clima è gelido
Passami il microfono, funziono molto più del Paraflu
Squarto come Barbablù quando affondo la mia rima
Conservo MCs a pezzi nei cassetti sotto naftalina
Renditi conto, sei dentro a un autoscontro
Niente air bag, laid back, smooth
Espongo come al Louvre sul groove
Opere d’arte dal valore inestimabile
Sono più affabile del Minidisc portatile
Il progetto segna un ottimo successo nell’underground italiano grazie a pezzi come “Ce n’è”, con La Pina ad arricchire con uno scambio fra voce femminile e maschile, o “Rispettane l’aroma”, diventati poi classici del genere. Il call and response della prima è diventato iconico mentre la seconda si fa ricordare per un ritornello che campiona “Here I Am (Come And Take Me)” di Marcia Griffiths, cover del brano di Al Green.
Il sound complessivo, come già detto assai più professionale, è meno esuberante e gioioso ma rimane comunque molto orecchiabile, potabile anche per chi preferisce il pop-rap. “Extrapolare” è un atto quasi hardcore-hip-hop, a dimostrazione che in questo secondo album è importante far capire che si fa sul serio, che non è più un gioco e anche “Secondo me” lascia affiorare attriti con il mercato e i colleghi:
Quanta la gente che incontri molti
Con le maschere sui volti, pronti
A tenderti la mano quando gli fa comodo
A darti contro quando non gli servi
Vermi fermi nelle loro postazioni di controllo
Finché avrai sangue in corpo non ti smollano
La pinna in mezzo agli occhi anziché sul dorso (Ah)
Non ti sei neanche accorto ti ha già morso
Il brano in inglese e italiano “Anothasounwantess”, quello in italiano e francese “Play Your Position” e quello in italiano e tedesco “Ha – Ha !!” conferiscono ambizioni internazionali all’album e suonano originali per una scena che è ancora in difficoltà nel rapportarsi con le altre scene nazionali.
La leggerezza e il fun dei primi tempi affiora comunque in una canzone come “Chiedo permesso” (che campiona “Eric B. Is President” di Eric B. & Rakim).
Dopo Dalla sede i membri della Otierre si dedicano a carriere soliste: Esa pubblica nel 2002 il primo disco solista “Tutti gli uomini dEl Presidente” e La Pina (che aveva già pubblicato un disco solista nel ’95) dopo altri due album diventerà speaker a Radio Deejay. In questo contesto Esa e Polare cambiano i loro nomi in El Presidente e Polaroide portando avanti il duo Gente Guasta, che rappresenta la prosecuzione e, in un certo senso, il lato oscuro del successo e dell’hip-hop colorato degli Otierre.
Musica guasta
Il duo Gente Guasta è la migliore fotografia del periodo di crisi, morte e rinascita vissuta dal nostro hip-hop fra i due millenni. Dopo aver portato il rap dalla provincia al grande pubblico con la formazione originaria, Esa e Polare si ribattezzano come El Presidente (inizialmente Ill Presidente) e Polaroide e formano questo duo. Collaborano con gli ATPC e Lord Bean, oltre a comparire su alcune compilation del periodo e pubblicare alcuni mixtape, ma la svolta arriva con l’esordio La grande truffa del rap (2000), che segna un’amara evoluzione del sound degli Otierre verso visioni urbane cupe e pessimiste, anche notevolmente creative in alcuni beat asimmetrici (“Tappa dopo tappa”), prestiti da altre culture (i colori orientali di “Lotta armata”), gelide esplorazioni elettroniche (“Mondi sotterranei”). La fine del sogno che vive la scena è precipitata nelle rime, taglienti e tecniche, del duo, peraltro affiancato da una serie nutrita di ospiti nazionali e stranieri. Se “La morte dei miracoli” (1997) di Frankie Hi-Nrg Mc racconta la società malata del periodo, intriso com’è dei miasmi di una crisi di fine secolo non solo musicale, La grande truffa del rap fotografa gli effetti di quel malessere sulla rime colorate degli Otierre. Il trauma di una scena sofferente, dilaniata al suo interno ma anche ostaggio di un’industria che l’ha sedotta e abbandonata, si riflette nei brani di un album che, simbolicamente e sin dal titolo, racchiude il senso di sconfitta e di disagio del rap italiano del periodo.
Quando nasce il tag-team con gli Uomini di mare, nel manifesto della title track, si può ascoltare un esempio ideale della differenza fra le good vibes degli anni 90 e le bad vibes, con importanti venature di disperazione ed esasperazione, tipiche dei primi anni Zero. È Fabri Fibra ad esprimere l’ostilità verso il mercato e il pop-rap in versi come:
Potremmo liberamente scrivere rime più banali
Usando rimari più stacchi vocali
Dritti in più canali
Più come te meno come vorrei che fosse
Una posizione di alieni della scena che Esa ribaidisce poi nella sua strofa:
Gustati la scena guastati la salute psichica
Non lo so se è fame di sapere o fame chimica
Tra chi diffama per avere fama
E chi sbrana per la filigrana
Il terzo gode
Io rimango
Mi ballo ‘sto tango a suon di rime
Fino in fondo fino alla fine
Controverso come non lo sono stato mai
E tu come lo sai?
Quando l’intero universo ti è contro
Tu fatti trovare pronto
Insidiano il tuo posto per lo sgombero
L’amarissima “L’originale trasmissione della rovina” (feat. Toni L e Torch), quasi un’autoparodia, è un tuffo nell’abisso della negatività attraverso un beat minaccioso che declina il jazz-rap multiforme di un tempo in un bad trip ossessivo. D’altronde, è già il singolo di lancio “Lotta armata”, per il quale viene prodotto anche un videoclip, a chiarire il totale cambio di registro:
Più la mia fazione perlustra, più quest’industria mi disgusta
Quale mai sarà la via più giusta?
Marchette e marketing
L’ennesimo dei veri artisti che si frustra
[…]
Sfodero armi bianche, contro le menti stanche
Non mi impegnerò neanche
Poche ciance con chi affonda lance nella schiena
Manco il Gange ti purifica da questa scena
Questa versione oscura degli Otierre può credibilmente rimare insieme ai Colle der fomento in “Solidi sospetti”, sotto la bandiera di un’opposizione al pop-rap.
Usciti dall’esperienza che ha portato il sound dell’underground al successo nazionale, i due ex-Otierre raccontano il fallimento di un sogno musicale naufragato poco dopo essere stato fagocitato dal mainstream, con un sentimento simile a quello raccontato da Kurt Cobain a riguardo del “suo” grunge. Troviamo qui i semi della fusione di grottesco, aggressivo e kitsch che poi porterà il Fabri Fibra solista e i primi Club Dogo a consacrarsi come profeti di una nuova scuola nazionale.
Se l’esordio del duo suona ancora oggi come uno dei classici del genere, il secondo QVinto potere (2001), che si scaglia contro i mass media, non ha la stessa forza dirompente ma conserva una simile ricetta esplosiva, vantando collaborazioni nazionali e internazionali. È perfetto per gli appassionati, per muovere la testa a tempo sulla base electro di “Ma che gente c’è!?”, il beat in levare della title track o fare festa sul soul-funk di “Uscire dal quartiere”. Di fatto, l’album segna la fine dell’esperienza Gente Guasta, almeno per un decennio abbondante.
Nuove sintonie
L’idea di ritornare come Otierre inizia a serpeggiare già nel 2002 e non sono mancate varie serate di reunion con la partecipazione dei soli Azza, Esa, Polare, Vez e Vigor atalvolta insieme a La Pina o Tormento. A fine 2012 arriva nuovo album con Esa, Polare, Vigor e Skizo sotto il nome di OTR/Gente Guasta ed intitolato Sintonizzati. Il tentativo è di dimostrare di essere ancora “sul pezzo”, come devono fare tutti quelli che sono scomparsi per troppo tempo. Sin dalla title track, anche opener, passando per il singolo “Funk The System”, sembra di ascoltare una versione dopata del sound di un tempo, ma davvero poche idee nuove. “Questo ritmo”, con un beat che rimbomba minaccioso, è l’apice di un album che sembra poter fare poco per scalfire la scena del 2012, molto lontana dal suono che fu degli anni Novanta.
Il 21 ottobre 2014 segna il ritorno degli OTR sulle scene musicali con un nuovo singolo (accompagnato anche da uno street video) intitolato “È presto”, che dovrebbe anticipare l’uscita dell’album “Musica d’azione”, la cui uscita è stata fissata inizialmente per il mese di gennaio 2016. Il 19 febbraio 2015 viene pubblicato anche il video del brano “Musica d’azione”, seguito dai singoli “Vox populi”, (agosto 2015) e “Potàla” (settembre 2015). Nel 2018 è il turno de “Il vero rap”, prodotto da Dj Shocca. Il quarto album, con la sigla originale Otierre, arriva nel 2022 e si chiama invece Splendente. Celebra anche il trentennale dei progetto Otierre e curiosamente non include alcuni dei singoli pubblicati negli ultimi anni. Loro lo presentano come “rap salvagente in un mare di niente” ma in realtà la scena del periodo è assai vasta e non manca di rapper interessanti. Alcuni brani sembrano procedere quasi per inerzia, sull’onda di uno stile ormai d’altri tempi o della celebrazione di se stessi (“Sotto queste stelle”; “Ancora funky” con Toni-L) ma è innegabile che il gruppo conservi ancora molto stile, come palesano l’ipnotica filastrocca di “La sinfonia” e la fluidità da hardcore-hip-hop novantiano di “Potàla” (non a caso su un sample di Nas). È un album che è soprattutto un buon pretesto per riscoprire la storia loro e dei Gente Guasta, due lati della stessa medaglia: l’hip-hop italiano tra i due millenni.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM