voto
7.0
- Band:
OLHAVA - Durata: 01:26:00
- Disponibile dal: 26.01.2024
- Etichetta:
- Avantgarde Music
Streaming non ancora disponibile
Sei album in otto anni di carriera rappresentano per un gruppo come gli Olhava il segno di una grande prolificità, specie quando il livello di quasi ogni uscita rimane su discreti livelli. Il duo di San Pietroburgo ritorna, a due anni dal precedente “Reborn” e sempre per la nostrana Avantgarde, con “Sacrifice”, un album dalla durata di oltre ottanta minuti e costruito su quattro lunghissime tracce di black atmosferico e altrettanti intermezzi di puro ambient.
Approcciarsi ad un lavoro così lungo non è mai facilissimo, “Sacrifice” però ha dalla sua una scrittura dei brani abbastanza lineare, che prende a piene mani dal suono di Wolves In The Throne Room e Fall Of Rauros, semplificandolo: il risultato è infatti una serie di otto canzoni dalla durata che varia tra i quindici e i venti minuti nei quali succede, volutamente, poco.
Strutture semplici, con melodie ripetute allo stremo su blast-beat mai troppo veloci e qualche stacco dal sapore shoegaze a dare il giusto respiro, rappresentano il cuore del suono degli Olhava, ora più che mai scevro dell’impatto frontale tipico di un genere come il black metal. Il suono delle chitarre, infatti, perde la propria funzione aggressiva e si mescola con i densi strati di synth, in un muro sonoro più vicino al suono drone dei Nadja che al metal vero e proprio.
Nonostante una certa monotonia di fondo, brani come “Forever With You” o “Eternal Fire” disegnano melodie avvolgenti ed eteree, grazie anche ad una produzione vicina al post-rock, che amplifica la componente atmosferica ed un mood mai troppo aggressivo. Discorso a parte si può fare per la title-track, che ci riconsegna, in minima parte, un approccio più aggressivo e lo fonde con delle linee armoniche semplici ma in continuo movimento, vicine per certi versi ai Deafheaven di “Sunbather”, senza però la stesso pathos emotivo.
Le quattro tracce ambient dal nome “Ageless River” sono invece semplici intermezzi sonori fatti di synth lontani e suoni naturali, un po’ troppo lunghi e che riprendono quelle omonime presenti in “Ladoga” del 2020, disegnando un fil rouge tra i vari capitoli della discografia.
Con “Sacrifice” gli Olhava non stravolgono il loro suono e mantengono quell’approccio ripetitivo e minimale che li ha sempre contraddistinti, ma con una maggiore consapevolezza nel creare paesaggi malinconici e desolanti. Qualcosa si può sicuramente limare ulteriormente – la lunghezza di alcuni passaggi rimane a volte stucchevole – ma se cercate un suono avvolgente ed intenso questo lavoro merita l’ascolto.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM