“Spiel” è l’album di debutto degli Office Dog, trio di power rock fondato dall’eclettico musicista neozelandese Kane Strang e da Rassani Tolovaa, bassista e suo amico di infanzia.
Si compone di dodici tracce che alternano momenti di esplosività ad altri più sommessi. In apertura sono poste “Shade”, brano in stile grunge con un arrancante chitarra distorta e “Antidote”, malinconica ballata con un ottimo lavoro di batteria in chiave ritmica. Entrambi i brani offrono spunti interessanti ma il primo vero acuto si raggiunge in “Gleam”, energico noise rock scandito da percussioni militaresche che più volte si interrompono bruscamente per poi riprendere con immutato vigore. In generale, la sensazione prevalente è che la band mostri i suoi momenti migliori quando aumenta l’intensità. È facile, ad esempio innamorarsi di “Big Air” e “Cut the Ribbon”: la prima, trascinata da una sontuosa linea di basso, offre un’esperienza alternative rock che ricorda i Queens of the Stone Age. La seconda ha una struttura più elaborata, con un abile lavoro di fingerpicking che viene pian piano portato verso frequenze maggiori dalla solita batteria tagliente e tesa di Mitchell.
Purtroppo, la traiettoria dell’album non è sempre soddisfacente e alcune tracce non hanno mordente e rimangono ancorate su linee melodiche non indimenticabili ( “Tightropes”, “Teeth”). Un’altra nota dolente riguarda la mediocrità dal punto di vista lirico, del tutto evidente nei brani maggiormente pensati per la diffusione radiofonica (“The Crater” e la stessa title-track) con rime telefonate e una generale carenza di profondità e di idee.
In definitiva, “Spiel” è un album riuscito a metà. I membri della band brillano senza dubbio con le loro personalità distinte e la loro encomiabile abilità tecnica. Muniti di chitarre dissonanti e una sezione ritmica muscolare e trascinante, si dimostrano a loro agio nei cambi di tempo, incorporando abilmente segmenti lo-fi accanto a intermezzi noise a là Pixies. Per coloro che apprezzano una miscela di dissonanze, vibrazioni vintage e cambiamenti dinamici, l’album offre elementi stimolanti. Rimangono, tuttavia, aree che potrebbero trarre vantaggio da un miglioramento. La sensazione diffusa è che il materiale a disposizione non fosse abbastanza consistente per sostenere un’uscita in formato LP. Probabilmente i ragazzi di Dunedin avrebbero potuto essere meglio serviti incanalando le loro energie in un rilascio più breve e mirato.
23/02/2024
Antonio Santini for SANREMO.FM