Ci si potrebbe sbizzarrire a cercare aggettivi, e la gran parte calzerebbe, a proposito del sesto album dei Bud Spencer Blues Explosion. Next Big Niente è uscito il 27 ottobre su La Tempesta ed è un lavoro radicale, sghembo, pregno di spunti, del quale il duo romano composto da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio ci parla in questa intervista.
Un disco così estremo come vi è venuto, l’avete concepito di getto o pensato a lungo a tavolino?
È venuto così perché non poteva venire altrimenti. È un disco in cui abbiamo realizzato esattamente ciò che avremmo voluto ascoltare. Di base ci sono la spensieratezza, il piacere di suonare, il lusso di essere liberi, ferma restando la nostra prerogativa come band di non volerci ripetere mai. Diciamo che è un lavoro molto pittorico nel senso di frutto di ritocchi continui. Davamo una spennellata e la lasciavamo lì, poi magari ci ripassavamo davanti e giù un’altra sbaffata. Volevamo che suonasse bene nelle nostre orecchie e il risultato è una foto a 360° gradi di cosa siamo noi adesso, di qual è la strada che intendiamo seguire.
Concettualmente, cos’è il “Niente”, e di rimando cosa il “Tutto”?
Pur essendo pieno di suoni e colori, il disco si pone in contrasto con l’odierno, quotidiano martellamento di contenuti. Il Tutto che intendiamo è sostanzialmente questo. Oggi è sempre più difficile non fare niente, laddove una volta per noi fare niente rappresentava un momento in cui ci fermavamo a pensare. Ecco, oggi i momenti per pensare sono sempre meno.
Pensate non dico a un disegno unitario, ma che in generale ci sia un interesse a che le persone pensino il meno possibile?
Non siamo complottisti, non sappiamo se c’è una strategia dietro, però è innegabile che soprattutto con i social c’è sempre meno spazio per fermarsi a ragionare, siamo continuamente bombardati e chiamati a prendere contezza e posizione anche su cose che normalmente non ci interesserebbero: una perdita di tempo ed energie che magari sottrai ad altre cose. Diciamo che per primi gli anni di Berlusconi, con le televisioni e la pubblicità, hanno avuto il loro bel ruolo nell’istupidimento generale.
Il vostro album precedente risale al 2018. Quanto di tutto quello che è accaduto in questi ultimi cinque anni, dalla pandemia alle varie guerre ed emergenze, vi ha ispirato o comunque è finito nel disco?
Spesso a ispirarti sono anche cose che succedono dentro di te, oltre che fuori. Questo album ci ha insegnato a non aver paura di noi stessi. Probabilmente dopo i lockdown ci siamo detti inconsciamente di volerci buttare e lavorare sulla prima idea che avevamo in mente, senza pensarci troppo. Next Big Niente ha molto a che fare con i concetti di naturalezza, istantaneità, imprevedibilità.
Su un totale di 10 brani componenti la tracklist ne avete rilasciati esattamente la metà come singoli anticipatori. Si sta avverando la previsione di molti di qualche tempo fa secondo cui in futuro non usciranno più album ma singoli rilasciati nel tempo a cadenza più o meno regolare?
Può darsi, ma in generale pensiamo al lato positivo di questa cosa, al fatto che puoi modificare le cose fino all’ultimo istante. Se ci pensi, il concetto di album che esce tutto insieme in un solo giorno può limitarti. Al contrario, se fai uscire i singoli prima puoi testarli, saggiare la risposta del pubblico. Può essere divertente creare suspense, vedere in che direzione vanno i consensi ed eventualmente intervenire per aggiustare là dove serva. Anche dal lato dell’ascoltatore, oggi la tecnologia è un’altra, la musica te la puoi godere in un altro modo. Non bisogna essere contrari a una cosa solo perché è nuova.
Quindi questo “nuovo” vi fa sperare per il futuro?
L’importante è non mettere filtri alla creatività, sia dall’esterno che da parte di noi stessi. È molto facile dire a tutti ciò che tutti vogliono sentirsi dire. Noi vogliamo fare dischi per il piacere di creare musica e non perché devono uscire per forza. Poi bisogna imparare la sacra arte della sconfitta: in un mondo competitivo come questo è un esercizio conciliante il tenere sempre a mente che non sei necessario per nessuno. Molti si dimenticano da dove vengono.
Antonio Santini for SANREMO.FM