Articolo di Marzia Picciano
Dopo un lunghissimo silenzio (interrotto solo da un singolo a novembre) Alessandro Mahmood torna e lo fa in modo dirompente. Non solo annunciando la sua partecipazione in gara, la terza, alla 74esima edizione del Festival di Sanremo 2024 con il brano Tuta Gold (un pezzo non reggateon, ci tiene a specificare, ma bad funk) scritto a quasi sei mani con Jacopo Angelo Ettorre e Francesco Catitti e quindi con un album nuovo, Nei Letti Degli Altri (Universal Music Italia), in uscita il prossimo 16 febbraio. Lo fa con un concetto e una visione nuova, ancora più intima, di cui vuole parlare con il pubblico.
Ce lo spiega ieri all’ARCA di Milano, nella conferenza stampa in cui trapelano chicche e grandi verità. L’artista che in un certo senso, ha rivoluzionato Sanremo perchè con la sua prima vittoria con il brano Soldi (2019, 4 dischi di platino) ha di fatto aperto la possibilità a un altro tipo di musica, moderno (per ragioni di allineamento all’istituzione dell’Ariston dobbiamo dire così, anche se ormai moderno lo è da un po’), non solo di partecipare ma anzi, anche di vincere (persino due volte), è ora al terzo disco e quindi quello della maturità. E la maturità di Mahmood passa per l’elemento più incredibilmente intimo della nostra vita: il letto.
Il letto è un luogo e un simbolo in cui tutto accade: si dorme, si sogna, ma si rimane anche svegli a pensare, soffrire, amare, leggere, osservare, e il tempo assume varie velocità. “Nei Letti Degli Altri racconta quadri di vita differenti”, non solo di Mahmood. Nella sala è il letto il protagonista, oltre a un Alessandro romanticamente riccioluto. Dall’esibizione di foto sparse per la sala, una serie di istantanee supernormali di pura intimità (coppie, persone sole, abbracci o pupi in allattamento seduti stesi o comunque sul proprio luogo dell’abbandono, e lo stesso Mahmood sul letto di sua madre a giocare alla Nintendo) alla cover del nuovo album che ci illustra con piglio sgarbiano, un’interpretazione futuristica a opera di Frederik Heyman (già dietro l’artwork della hit Cocktail D’Amore) in cui Mahmood è seduto su un talamo volante robotico, con la sua amata statuetta di un Gundam. Un immaginario un po’ “bambinesco”, ricco di anime e carpe, oltre che di parole, le sue, che vengono tatuate sul suo corpo. Ma di letto si parlava anche prima ancora di nominarlo. Qualche giorno prima dell’annuncio sono apparsi dei materassi scritti a nero in vari angoli delle città di Milano, Roma e Napoli che ieri erano proprio con noi. Chissà perche è cosi difficile ricordarsi del compleanno del proprio oggetto d’amore, poi.
Nel letto ci si ritrova e ci si perde oltre che a rifugiarcisi. O ci si sta a oltranza quando non si vuole affrontare la giornata o la verità. È un amnesiaco. Insomma, ode al letto. Mahmood decide che il suo terzo lavoro debba avere le sonorità oniriche di mondo che passa tra i ricordi e a volte neanche ci ricordiamo se sono veri o meno. Tutti i pezzi sono collegati dal suo immaginario. A partire dalla title track, che ascoltiamo in anteprima e che parla chiaramente ai nostri irrisolti: “Potremmo parlare anziché/immaginarci nei letti degli altri per dimenticarci”.
“Nel corso di questo tempo penso di essere maturato molto. Penso che questo disco mi abbia fatto tornare un po’ alle origini. Ho pensato tanto al punto di partenza. Perche ho iniziato e ho voluto tanto fare questo lavoro. E nel modo di raccontare queste nuove storie, ho pensato molto al mio primo disco Gioventù Bruciata e devo dire che Nei Letti Degli Altri è per me una visione a 360 gradi di molto specifica delle relazioni. Io negli ultimi due anni e mezzo sono cambiato tanto anche a livello personale di come gestire i rapprti con le persone nuove che ho conosciuto”.
Anche perchè negli ultimi anni a Mahmood di cose sono successe. Nell’affermazione dell’indipendenza (una casa in autonomia) al ritorno indietro (andata a fuoco), a vivere insieme alla propria madre, e quello che vuol dire per un ragazzo che non c’è dubbio, si è fatto strada da solo tra mille pregiudizi e anche poca comprensione (anche delle proprie opere, Ghettolimpo non è stato compreso come avrebbe dovuto). Ma non è questo a impedirgli di andare dritto a Sanremo.
“La scelta di andare a Sanremo con Tuta Gold, questo pezzo rappresenta il nucleo di Nei Letti Degli Altri.” È il suo modo di farci conoscere il nuova album, prima dell’uscita ufficiale. Anche perchè sulle possibilità di vittoria è scettico: alla terza volta “mi tirano i pomodori”, scherza. Non rinuncerà a stupirci pero’: “sto studiando”. Ma direi che rispetto allo stile c’è di più. È un pezzo urban, molto street “e ci ho aggiunto fattori tipo i fiori e lo zucchero che sono parte del mio immaginario”. Tuta Gold esce dopo 4 giorni di rave con gli amici vicino a Berlino: “questo pezzo nasce fumando fuori da una tenda” ed è un tuffo indietro e avanti nel tempo, viaggio tra presente e passato, tra situazioni difficili e dolorose, relazioni importante chiuse e anche parecchio bullismo, e su come le ha superate. Non ha dubbi: il pezzo rappresenta la maturità emotiva che il disco gli ha regalato.
Soprattutto quella di superare le grandi delusioni d’amore a cui è legata la stupenda (credetemi) Nel Tuo Mare, scritta con Davide Petrella e Davide Simonetta (team creatore dei principali pezzi di successo degli ultimi anni, tra cui Annalisa) e che vede una connessione metaforica con il brano di Lucio Dalla che Mahmood porterà alla serata duetti di Sanremo stesso, Come è profondo il mare accompagnato dai Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu, gruppo storico di canto sardo amato e prodotto da Peter Gabriel (a questo punto immagino che dovrà essere lui il bar raiser della serata come lo fu Mengoni l’anno scorso).
Mahmood ci spiega che è un pezzo che ama molto. “Ho voluto fare questo pezzo per un bisogno di libertà” da lui molto sentito. “Nel precedente album con Icaro è Libero cantavo che il volo è un pensiero che non si può fermare/In una statua scolpito ne scritto in un murales/E più libero dell l’aria può far male. Mi piaceva seguire il filone della libertà. Penso che Com’è Profondo il Mare sia la canzone per eccellenza che lo decsrive qyando dice che il pensiero è come un pesce, nell’acqua non lo puoi afferrare… il mare è come un pensiero. Dare questo senso di libertà attraverso questa canzone credo sia molto forte sul palco dell’Ariston in piu aggiungendo questo lato che sono parte delle mie origini (n.b., i Tenore sardi, come la madre)”.
Tutte le canzoni di cui ci parla nascono da riflessioni spesse accompagnate da gin tonic, spesso all’estero, che sia la Germania o Manchester (dove nasce Nei Letti Degli Altri, title track), in un momento di rivelazione. Mahmood non distoglie lo sguardo e ordina un altro drink, ci affonda dentro e ce ne tira fuori una hit.
Non mancano le collaborazioni nel disco: Tedua e Chiello impreziosiscono la scrittura di Alessandro e Michelangelo in Paradiso, insieme al refrain di un coro di anziani trovato su YouTube che si è rivelato perfetto per l’occasione. E poi internazionali, ma verranno più avanti: Sempre Jamais è il brano italo-francese dal sapore leggero e pop alla Emily in Paris con l’adorabile Angele. Ma sono molteplici le influenze e collaborazioni esterne che emergono nel disco.
È come lo descrive, come lo descrivono: un disco dall’aspirazione internazionale. Che se da Brividi si è visto il potenziale per l’estero con l’Eurovision, il campo non è assolutamente (e concorderei) da lasciare intentato. E il primo test, ce lo dice lui, lo avrà con l’European tour che lo aspetta da aprile di quest’anno, 17 date – prodotte da Friends & Partners – in 10 Paesi Europei che si concluderanno con due tappe italiane al Fabrique di Milano, previste per il 17 maggio (sold out) e il 18 maggio 2024. E poi parte il Summer Tour tutto italiano e voglia di ballare, chissà, se anche nei nostri letti. Perchè se è vero che si puo’ far ridere ma anche riflettere, si puo’ parlare di intimità e crescita anche facendo ballare. Che poi anche lì ritroviamo noi stessi. Per una guida ormai esperta, direi di fare affidamento a Mahmood.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM