voto
7.5
- Band:
NECROT - Durata: 00:40:19
- Disponibile dal: 12/04/2024
- Etichetta:
- Tankcrimes
Streaming non ancora disponibile
Dopo varie autentiche immersioni nelle profonde e agitate acque del migliore underground, i Necrot riemergono con un album particolarmente ambizioso per i loro standard, che li porta a distaccarsi almeno in parte da quei ruvidi tour de force con cui avevano cercato di affermare la loro posizione nel circuito death metal contemporaneo. Se con i suoi primi lavori il gruppo californiano aveva fatto tutto fuorché mettersi alla ricerca di musiche impossibili e di traiettorie sonore per universi inesplorati, ostentando anzi un approccio decisamente lineare e vecchia scuola, con questo nuovo “Lifeless Birth” il discorso in parte cambia, grazie a una tracklist che si dipana offrendo all’ascoltatore una miscela più personale e avvincente di old school death metal e tinte vagamente più melodiche, spesso forte di un inedito approccio narrativo, con strutture che talvolta si distaccano dalla linearità di un tempo per incorporare una sorta di pulsione cinematica che arriva qua e là a creare una cifra propria.
Se sinora una delle caratteristiche distintive dei Necrot era stata la capacità di trasmettere emozioni viscerali attraverso una musica che pescava a piene mani dalla tradizione – con un approccio radicato soprattutto nei dettami di gente come Massacre o Master, ma con un’ispirazione che questi veterani ultimamente possono spesso solo sognare – con “Lifeless Birth” si assiste a un parziale cambio di rotta, grazie a canzoni che provano a muoversi in più direzioni, adottando strutture frastagliate, cambi di tempo maggiormente marcati e, come accennato, anche qualche spunto più armonico.
Se album come “Blood Offerings” e “Mortal”, assieme ai lunghi tour che il gruppo ha sostenuto per promuoverli, sono riusciti a riaccendere la fiamma della passione per il death metal nei cuori di vari fan di lunga data, oltre ad attirare l’attenzione di nuovi ascoltatori, “Lifeless Birth” ci presenta quindi una formazione che sta provando a guardare anche oltre, mescolando i suoi classici marchi di fabbrica con qualche elemento di novità.
A livello ritmico, il disco fila via piacevolmente sui binari di una potenza incorrotta, ma sul fronte chitarristico le trame si aprono qua e là a fraseggi più agili ed evocativi, con qualche tema che, ad un ascolto attento, non sembra poi così lontano da certi At The Gates. Il contrasto tra queste pillole di melodia e il tipico nerbo death metal, attraversato come sempre da un impianto che a conti fatti ritorna sempre a un caposaldo come “Leprosy”, rende la tracklist particolarmente dinamica, oltre che ispirata, nonostante alcune lievi flessioni di rendimento sonoro ci pare siano da registrare nella seconda metà.
In ogni caso, tracce come il pezzo che dà il titolo all’opera e “Superior” spiccano sin dal primo ascolto, grazie a un impianto carico di stop’n’go che valorizza più che mai le doti tecniche del trio, così come è da celebrare un midtempo esaltante del calibro di “Drill the Skull”, con un groove e cadenze nettamente influenzati da certi registri degli ultimi Cannibal Corpse (vedi pezzi come la title-track di “Evisceration Plague” o “Code of the Slashers”).
In definitiva, “Lifeless Birth” è un disco con i nervi a fior di pelle: denso, dal significato più complesso e dallo sviluppo meno ovvio del solito. I ragazzi hanno tanto per la testa e tanto vogliono condividere con il mondo. La loro è arrembante testimonianza di una band determinata nel definire la propria arte e nel farne partecipe un numero di ascoltatori maggiore, stando tuttavia ben attenta a non tradire le proprie radici. Consigliamo di ascoltare con più attenzione che mai.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM