voto
6.5
- Band:
MORTA SKULD - Durata: 00:44:28
- Disponibile dal: 23/02/2024
- Etichetta:
- Peaceville
Streaming non ancora disponibile
Dave Gregor è un musicista che ci crede. Questo nonostante una carriera lungi dall’aver raccolto chissà quale successo al di fuori di quella particolare nicchia underground volta al revisionismo e alla celebrazione di dischi guadagnatisi col tempo la fama di oggetti di culto.
Con i suoi Morta Skuld, eccezion fatta per il mini-classico “Dying Remains” del ’93, non si può dire che il Nostro abbia mai messo a segno un colpo in grado di elevarne le quotazioni all’interno della scena death metal, ma ciò che nel corso degli anni è mancato in termini di classe e personalità il cantante/chitarrista americano è riuscito a compensarlo abbastanza bene a suon di tenacia e passione genuina per il genere, arrivando a togliersi qualche sfizio soprattutto a partire dalla reunion del 2012 (si pensi al contratto con Peaceville o allo slot da headliner al Kill-Town Death Fest 2022).
“Creation Undone” è il terzo full-length consegnato al pubblico dai ‘nuovi’ Morta Skuld, e – come i precedenti “Suffer for Nothing” e “Wounds Deeper than Time” – si presenta come il parto di una band operaia nell’accezione positiva del termine; un lavoro concreto, di sostanza, nel quale ardore e mestiere raggiungono un buon compromesso per gli amanti della linearità applicata a questo filone musicale, con un’ottima produzione a sottolineare la cura riposta dal quartetto nel suo confezionamento.
A livello stilistico, siamo come sempre dalle parti dei colossi Obituary e di realtà minori come Jungle Rot e Baphomet, per un suono che si propaga roccioso e aggressivo senza mai aspirare alle velocità lancinanti di altri colleghi a stelle e strisce, e che anche oggi può contare su un guitar work forse non clamoroso, ma di sicuro perfetto allo scopo.
D’altronde, come imparato a malincuore ascoltando certe opere dei fratelli Tardy o degli ormai fuori tempo massimo Six Feet Under di Chris Barnes, senza i riff non si va da nessuna parte in un contesto come quello appena descritto, e per fortuna Gregor e compagni ribadiscono di saperne azzeccare diversi, imbastendo una serie di brani semplici ma non semplicistici, le cui cadenze da headbanging chiamano giocoforza l’ascolto in macchina o durante l’attività fisica, piuttosto che quello concentrato fra le mura di casa.
Un incedere groovy e ruspante la cui efficacia, purtroppo, sbatte contro il muro di una capacità di sintesi un po’ limitata, la quale fa sì che molti brani – a partire dall’opener “We Rise We Fall” – dopo un avvio convincente vadano incontro a ritornelli ripetuti fino allo sfinimento, secondo un approccio ‘da stadio’ che di sicuro avrà la sua logica dal vivo, ma che su disco, con tre quarti d’ora complessivi, finisce per smorzare (e in parte contraddire) l’animo spiccio e barbaro della proposta. Musica come questa necessiterebbe di un impianto più asciutto per svolgere appieno la propria mansione e non scadere nella prolissità, vedasi quanto realizzato in tempi non sospetti da Necrot e Torture Rack.
A parte questo, complici episodi pastosi e ficcanti come “The End of Reason”, “Painful Conflict” e “Perfect Prey”, “Creation Undone” vince comunque il titolo di album più riuscito dal comeback dello storico gruppo del Wisconsin, facendo concettualmente il paio con il recente “Saints Dispelled” dei Master grazie al suo working class death metal. Una pacca sulla spalla, in un modo o nell’altro, questi veterani se la portano sempre a casa.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM