Leonardo Barbadoro è un giovane musicista sperimentale che ha avuto l’originale idea di mettere insieme un’orchestra formata da ben settanta robot. Potrebbe sembrare qualcosa di fantascientifico, ma a pensarci bene, in un’epoca di brani arrangiati dall’intelligenza artificiale, la cosa potrebbe sembrare meno avveniristica e persino vintage per certi aspetti. C’è da dire innanzitutto che in “Musica automata” non esiste alcuna intelligenza artificiale, ma l’orchestra dei settanta robot (attualmente la più grande al mondo) segue pedissequamente le indicazioni programmate precedentemente dal compositore. I robot di conseguenza battono percussioni, a volte tasti di pianoforte, suonano trombe e sax, dando quasi sempre – con una lodevole eccezione – l’idea di una musica meccanica.
Appare subito evidente un legame col minimalismo, soprattutto l’inizio della title track – il manifesto dell’album – non può non rimandare subito alla mente la nota ribattuta di “In C” o di tante altre composizioni minimaliste (“Music For 18 Musicians”, “Einstein On The Beach” ecc). Ma il legame è ancora più stringente se si pensa a due delle caratteristiche fondamentali del minimalismo: la prima è la semplicità elementare dei singoli pattern musicali, infatti ogni robot preso singolarmente suona o una singola nota ribattuta in un breve fraseggio di due o tre note, proprio come le composizioni minimaliste; la seconda caratteristica è che il processo, una volta messo in atto, non può essere in alcun modo modificato dal musicista, ma prosegue inarrestabile, andando avanti come precedentemente programmato. Dietro tanto sovrapporsi di suoni c’è ovviamente un lavoro maniacale di Barbadoro, che immagina e traspone su pc tutte le operazioni da svolgere, quindi nessuna intelligenza artificiale, tutto è rigorosamente pensato e scritto dal compositore.
Brani emblematici sono “Hybr Spiro” e “Bomi” (con altrettanti video), il primo percussivo e ossessivo, il secondo sempre percussivo ma con il suono di una tastiera che crea un suono decisamente meno robotico. Se finora tutto suona come più o meno ci si sarebbe aspettato da un’orchestra di settanta robot, la sorpresa vera giunge con “Mumb”, tanto melodica da far venire in mente una sonata di musica classica, cosa abbastanza incredibile considerato il contesto di partenza.
Idea certamente geniale e originalissima, quella di Leonardo Barbadoro, nome che di certo continueremo a seguire.
01/12/2023
Daniel D`Amico for SANREMO.FM