Qualche giorno fa, in seguito all’annuncio della pubblicazione di Remote Echoes (compilation di outtake), sono andato su Spotify, ho aperto la pagina dei Duster e l’occhio mi è caduto subito su un numero: 4 milioni di ascoltatori mensili. Dopo essermi accertato che fossero esattamente quei Duster e non recenti omonimi mi sono chiesto come fosse possibile che una band tipicamente da addetti ai lavori potesse avere numeri di quel tipo. Certo, nel 2019 i californiani sono tornati sulle scene dopo vent’anni con l’album Duster, ma non fu certamente un successo da giustificare un tardivo boom di questo tipo.
Ovviamente la risposta alla domanda era TikTok: per qualche misterioso motivo il gusto della gen-Z ha recentemente incrociato il percorso di una delle formazioni sulla carta meno “viralizzabili”, nonché ormai storicizzate (i 90s dello slowcore e dello slacker), facendone schizzare le quotazioni in pochi mesi e andando a generare un effetto a catena che si è ripercosso sia sulle piattaforme di streaming sia su siti come RYM dove ora l’album d’esordio Stratosphere ha più voti di The Miseducation of Lauryn Hill, di XO di Elliott Smith o di Moon Safari degli Air.
Dinamiche che un quasi quarantenne come me fatica a comprendere del tutto ma che giocoforza impattano sia sull’attuale music business sia su quello che i ragazzi di oggi ricorderanno e valorizzeranno in futuro. Su questa distorsione della storia ci torneremo più avanti, per ora partiamo dai numeri e in particolare da quelli di alcuni di quei nomi “indie” che tendenzialmente vengono considerati “grossi” o quanto meno ormai sdoganati anche su un pubblico più ampio:
Fontaines D.C. – 950.000 ascoltatori mensili
Idles – 800.000 ascoltatori mensili
War on Drugs – 1.600.000 ascoltatori mensili
Sharon Van Etten – 1.500.000 ascoltatori mensili
Angel Olsen – 1.100.000 ascoltatori mensili
e andando un po’ più su
Arcade Fire – 4.500.000 ascoltatori mensili
National – 5.800.000 ascoltatori mensili (in parte drogati dal feat sul disco Taylor Swift)
Big Thief – 3,000,000 ascoltatori mensili
Ecco, i Duster oggi hanno cifre simili a questo ultimo gruppo, anzi nessuna traccia di Arcade Fire, National o Big Thief è stata ascoltata quanto la loro Inside Out (circa 165 milioni di ascolti mentre scriviamo).
Quello di Clay Parton e soci è solo l’ultimo (e forse più inaspettato) caso di artisti o band indie che diventano improvvisamente famose (sul concetto di famoso ci sarebbe da aprire dieci parentesi) grazie a TikTok. Abbiamo provato ad elencare quelli più eclatanti qui sotto, certi di aver perso per strada qualche altro esempio ugualmente degno di nota:
Tv Girl: band che non abbiamo mai trattato (e che non è mai stata recensita né da Pitchfork né da NME) dedita ad un indie pop venato psych & plunderphonics con abbondante uso di sampling. L’album d’esordio French Exit del 2014 e il successivo Who Really Cares del 2016 contengono brani diventati virali su TikTok, in particolare Not Allowed (435m) e Lovers Rock (545m). Mentre scriviamo French Exit è il 10° album più ascoltato nelle ultime 24 ore tra quelli pubblicati nel 2014.
source Chartmasters.
Surf Curse: altra band anni Dieci all’epoca incapace di emergere e riscoperta qualche anno più tardi in modo fortuito grazie a TikTok. Il boom di popolarità lo si deve a Freaks (oggi vicina ai 900 milioni di plays) che tra il 2020 e il 2021 ha dato una nuova – molto più profittevole – vita all’album d’esordio Buds (2013). Oggi sono quasi 9 i milioni di ascoltatori mensili dei Surf Curse, cifra neanche lontanamente ipotizzabile qualche anno fa. Non solo, parallelamente anche il leader della band, Nick Rattigan aka Current Joys, ha visto aumentare le proprie cifre (oltre 5 milioni di ascoltatori mensili).
Mother mother: altra formazione data per morta resuscitata grazie a TikTok: l’indie pop-rockers canadesi non avevano lasciato grosse tracce ai tempi di O My Heart (2008), eppure sul finire del 2020 la loro musica (in particolare quella contenuta in quel disco) ha iniziato a macinare numeri su numeri, tanto che oggi O My Heart è tra i 25 album del 2008 più ascoltati di sempre su Spotify.
Salvia Palth: ancora anni dieci dimenticati ripescati casualmente. Salvia Palth è il progetto bedroom slacker del neozelandese Daniel Johann che nel 2013 pubblicò Melanchole, album praticamente passato inosservato ovunque, persino in patria. Oggi quell’album ha quasi 500 milioni di ascolti, 300m dei quali della traccia i was all over her, particolarmente popolare su TikTok.
Alex G: situazione ancora diversa quella di Alex G, artista sicuramente in vista, piuttosto coccolato dagli addetti ai lavori e con un discreto seguito. Il TikTok effect nel suo caso ha colpito principalmente uno dei primi dischi (Trick del 2013) che aveva circa 30 milioni di ascolti sul finire del 2020 e che ne ha oltre 400 milioni oggi.
Cults: TikTok deve avere qualche legame con il 2013 perché anche in questa occasione il brano trainante (Always Forever, oltre 400 milioni di ascolti) è di quell’anno, contenuto in Static, secondo album di una band abbastanza chiacchierata due anni prima ai tempi dell’omonimo debutto ma praticamente passata all’oblio prima del ripescaggio di TikTok.
Eyedress: prima di TikTok il classe 1990 originario di Manila era uno dei tanti progetti anni indie anni Dieci dai contorni hypnagogic. Una serie di album destinati principalmente agli appassionati del genere. Nel 2021 però le cose cambiano e alcune tracce, in primis Jealous, iniziano a girare bene sulla piattaforma di video sharing regalando una notorietà non prevista. Jealous ha in questo momento oltre 550 milioni di ascolti.
Vacations: recensiti anche su queste pagine, anche gli australiani Vacations hanno subito il TikTok effect a distanza di qualche anno: parliamo dell’EP Vibes del 2016 e in particolare della traccia Young, ormai vicina a quota 500 milioni di ascolti.
Vundabar: band indie rock/power pop/alt rock di Boston che nel 2021 ha iniziato a vedere aumentare i numeri grazie al brano Alien Blues contenuto nell’album Gawk (anche qui siamo attorno ai 500 milioni di ascolti) pubblicato sei anni prima.
ROAR: altro successo inaspettato quello dei ROAR di Owen Evans, progetto indie-psych-retro pop piuttosto lontano dai riflettori che quest’anno ha visto improvvisamente diventare virali su TikTok le tracce Christmas Kids e I Can’t Handle Change, titletrack dell’EP del 2010 che oggi viaggia ad oltre 600 milioni di ascolti.
Beach Weather: nel caso di questo trio americano le mire da classifica sono sempre state presenti con un furbo mix alternative airplay-ready ma il brano Sex, Drugs, Etc. non aveva smosso nulla quando venne pubblicato nel 2016. Sei anni più tardi è invece diventato talmente virale su TikTok che la band non solo è tornata in attività dopo una lunga pausa ma ha anche pubblicato l’album d’esordio (ovviamente includendo Sex, Drugs, Etc. che nel frattempo ha superato quota 550 milioni di ascolti).
The Walters: nel caso dei Walters la “beach” è quella dei Beach Boys con un mix di voci wilsoniane, indie pop e mood bedroom. All’attivo solo EP, il primo dei quali Songs for Dads (risalente al 2014) contiene quella I Love You So che ha abbondantemente superato il miliardo di ascolti su Spotify grazie al TikTok-boom del 2021.
Fino a questo momento abbiamo visto colpi di fortuna life-changing che davvero potrebbero colpire qualsiasi altro artista in modo casuale da qui ai prossimi anni, i prossimi casi invece hanno caratteristiche piuttosto differenti.
Mitski: partendo da un livello di fama decisamente superiore, a cavallo tra il 2021 e il 2022 anche Mitski ha avuto un’impennata simile a quella dei TV Girl che ha coinvolto tutti gli album pubblicati fino a quel momento (in particolare Be The Cowboy) e che infatti non ha colpito Laurel Hell pubblicato da lì a poco, forse anche un po’ frettolosamente. Mentre scriviamo Be The Cowboy è il 13° album più ascoltato nelle ultime 24 ore tra quelli pubblicati nel 2018 e Mitski ha oltre 15 milioni di ascoltatori mensili.
Mac DeMarco: il caso di Mac è meno sorprendente nel senso che è stato una delle figure più in vista dell’indie anni Dieci durante gli anni Dieci, ma negli ultimi due-tre anni – sempre grazie alla viralità tra i più giovani – i numeri si sono alzati sensibilmente tanto che i primi tre album hanno tutti raggiunto quota 1 miliardo di plays su Spotify (sul finire del 2019 erano a circa 200-300 milioni). Al momento Mac DeMarco ha oltre 16 milioni di ascoltatori mensili (giusto per confronto, i vecchi compagni di label DIIV e Wild Nothing non arrivano al milione).
Beach House: vedi sopra. La carriera dei Beach House non ha certo bisogno di presentazioni e la loro discografia è stata tra le più importanti in ambito indie durante tutti gli anni Dieci. TikTok ha però dato il boost numererico a Depression Cherry del 2015 (sicuramente non il loro album migliore) che a fine 2019 contava circa 140milioni di ascolti. Oggi, grazie a Space Song diventata virale su TikTok nel 2021, l’album è oltre il miliardo di ascolti.
Abbiamo poi altre situazioni meno eclatanti in termini numerici ma altrettanto inattese come quella dei Blonde Redhead di For the Damaged Coda (2000, oltre 75 milioni di ascolti), situazioni in cui TikTok ha semplicemente continuato e ingigantito un trend internettiano di hype come nel caso dei Cigarettes After Sex (mentre scriviamo il debutto degli americani è il quinto album più ascoltato del 2016 nelle ultime 24 ore), situazioni nate grazie all’algoritmo di Youtube poi alimentate da TikTok ed infine riflesse su Spotify come quella dei Molchat Doma (Судно è oltre i 230 milioni di ascolti) e situazioni di vere e proprie sleeper hit partite un po’ in sordina per poi essere rivalutate successivamente come Little Dark Age dei MGMT (ormai vicina ai numeri di una Kids o di una Electric Feel). Un’altra sleeper hit è stata sicuramente Runaway di Aurora, brano del 2015 che ha raggiunto il grande successo solo nel 2021, ma anche qui siamo di fronte a progetti potenzialmente già proiettati verso il mainstream dal giorno 1: era strano che non fosse diventata una hit già nel 2015.
Parlando di mainstream non possiamo non citare alcuni brani che continuano ad essere ciclicamente rilanciati ai vertici delle charts come Sweater Weather dei The Neighbourhood (I Love You, l album che la contiene, è il 4° più ascoltato di sempre tra quelli pubblicati nel 2013) o Another Love di Tom Odell: Long Way Down è il terzo album più ascoltato nelle ultime 24 ore tra quelli pubblicati del 2013, proprio dietro ai Neighbourhood e a AM degli Arctic Monkeys, quest’ultimo ormai definibile il più grande manifesto di passaggio di consegne generazionale avvenuto (anche, ma forse soprattutto) grazie a TikTok, tanto da viaggiare praticamente su cifre ad altezza Taylor Swift, Ed Sheeran, Drake o The Weeknd.
Menzione a parte per i Deftones che si sono trovati in mezzo ad una fortunata congiunzione astrale che non coinvolge solo TikTok ma anche la loro consolidata posizione di “band nu metal qualitativamente migliore” che li ha fatti arrivare a nuove orecchie in questo periodo in cui gli zoomer stanno rivalutando il nu metal (e in generale tutto il periodo fine 90s/inizio 00s). Nelle ultime 24 ore su Spotify White Pony è stato il 7° album più ascoltato del 2000 (più di Oops!… I Did It Again, di Kid A e di All That You Can’t Leave Behind) e Around The Fur il 4° più ascoltato del 1997 (più di Urban Hymns, di Backstreet’s Back e di Blur). Menzione a parte anche per i Fleetwood Mac che, nonostante siano da sempre tra le band “catalog” più ascoltate sulle piattaforme di streaming, hanno visto impennare i numeri di Dreams (ora tra le 5 canzoni degli anni 70 più ascoltate di sempre) grazie all’ormai storico video TikTok di Nathan Apodaca. Qui però siamo già in un ambito differente, quello che coinvolge i grandi del passato e che per certi versi potrebbe essere esteso agli exploit televisivo-cinematografici di Kate Bush (via Stranger Things) o dei Queen (il biopic Bohemian Rhapsody).
Tornando agli esempi iniziali, questi boom inaspettati (abbastanza impalpabili e frequentemente assolutamente invisibili agli over-25) spesso si ripercuotono sul fronte live, con cachet che si impennano in modo repentino e con placement di rilievo nei maggiori festival internazionali. Non di rado, però, rimane la sensazione da sindrome dell’impostore.
Sindrome dell’impostore assolutamente presente anche quando si prova o si proverà a dare il giusto peso a determinati artisti o a determinati album all’interno di quella grande sequenza di eventi che possiamo chiamare storia della musica. Prima dell’avvento di TikTok la musica dello scorso secolo aveva ormai una sua “verità”, sapevamo quali sono stati gli artisti o gli album di maggior successo, quelli più importanti o quelli di culto ed era difficile uscire più di tanto da binari ormai consolidati: i Beatles, i Led Zeppelin, i Nirvana (e tutti gli altri) ormai avevano una loro posizione e i numeri sulle piattaforme di streaming non erano altro che il riflesso piuttosto “veritiero” di come sono andate le cose.
Un caso come quello dei Duster citato in apertura rischia invece di cambiare un po’ le prospettive: Atmosphere ha più ascolti di Ray Of Light di Madonna, di Celebrity Skin delle Hole o di Mechanical Animals di Marilyn Manson e questo – diranno alcuni di voi – potrebbe essere anche un bene (e sotto alcuni aspetti sicuramente lo è) ma è certamente una distorsione di quello che fu realmente il 1998 musicale, anche perché non si tratta di trasformare album di culto in veri e propri classici tout court (come è avvenuto con gli anni con Loveless o con In Aeroplane Over the Sea) grazie alla nomea – tramandata anno dopo anno – di album qualitativamente eccelsi, qui si tratta quasi esclusivamente di colpi di fortuna (che poi nel caso dei Duster questo vada a braccetto anche con la qualità è un caso). Qui non è la qualità o l’importanza storica che traina una eventuale successiva rivalutazione o riscoperta, come era sempre successo nell’era pre-TikTok, qui sono altre dinamiche (qualcuno direbbe l’algoritmo) che comandano.
Questo aspetto è ancora più marcato sulla musica degli anni Dieci: ad esempio chi ha vissuto in prima linea gli avvenimenti musicali – e in particolare tutto ciò che riguarda l’indie – durante il 2013 difficilmente citerà Salvia Palth, Surf Curse o Alex G come i nomi di spicco di quell’anno (Alex G iniziò a circolare tra gli addetti solo l’anno successivo con DSU), eppure per uno zoomer nato nel 2003 quella potrebbe essere la musica indie più rappresentativa del 2023, i numeri gli daranno ragione, probabilmente continuerà a rimanere di quell’idea e probabilmente tramanderà questa versione delle cose.
Sono solo numeri direte voi, ma come detto prima, i numeri smuovono tutta una serie di dinamiche a catena all’interno del music business che è impossibile passarci sopra. Magari Surf Curse, Salvia Palth o Beach Weather verranno solamente ricordati come one hit wonder, ma one hit wonder di che anno?
Antonio Santini for SANREMO.FM