In termini geologici 50 anni sono un battito di ciglia. Se restringiamo la visione, ci limitiamo alla Storia, non sono gran cosa neppure in questo caso. Ma se guardiamo al rock, 50 anni fa le cose erano davvero diverse, enormemente diverse. Ascoltare musica era una faccenda seria. Impegnativa. Quando il mondo non era liquido, ma solido. Innanzitutto dovevi dotarti di un impianto stereo, meglio se diviso in componenti che andavano dal giradischi alle casse a tutto quello che ci stava in mezzo. Un investimento tutt’altro che da poco, se volevi avere un buon impianto hi-fi. Ma anche procurarsi un disco comportava un certo “sbattimento”. Che tutto sommato non era così diverso da quello che i nostri antenati facevano per procurarsi il cibo, cioè andare a caccia, catturare la preda, tornare in caverna e metterla sul fuoco.
Insomma dovevi uscire di casa, recarti al negozio – o più di uno – favorito, magari attraversando la città oppure andando in città se abitavi in provincia. Prima di possedere l’auto era un tragitto che compivi in bus, treno, corriera. In negozio si stava delle ore: a spulciare tra gli scaffali o a confrontarsi con altri ragazzi o col negoziante in lunghe chiacchierate sugli ultimi ascolti e arrivi. Oppure ci si trovava a casa di amici che avevano titoli che non possedevi tu. Si facevano trasferte lunghissime, per quei tempi, per raggiungere negozi che avevano vinili di importazione. Ora download e streaming non hanno bandiera o nazionalità.
Allora, nel 1974, i dischi stampati in UK erano i più ambiti, poi c’erano i rari e costosissimi giapponesi, anche i made in USA avevano ottima nomea. I tedeschi. Non era solo questione di pressaggio, ma anche e soprattutto di copertine, gatefold e gimmick, di inserti. Gli italiani erano tenuti in minore considerazione, vinile e confezioni quasi mai come i precedentemente citati, spesso prodotti al risparmio. Insomma come si diceva in gergo, per fare tuo un vinile dovevi “alzare il culo”, darti da fare, muoverti, impegnarti, oltre l’atto della fruizione della musica. Anche perché le copie migliori sparivano in fretta. Ascoltare era una esperienza totalizzante, rispetto a quello che avviene oggi con file scaricati, Spotify, una cuffia e un click.
Nel 1974 l’industria discografica viaggiava come un treno direttissimo. I dischi si vendevano a vagonate. In centinaia di milioni di copie. Conseguenza di una umanità che aveva meno distrazioni a disposizione e una offerta poderosa, sia in fatto di qualità che di quantità.
Nel 1974 il Progressive rock è al suo apice. Gli Yes offrono Relayer che in UK arriva fino al n. 4, i Genesis portano il complesso e doppio concept The Lamb Lies Down On Broadway, l’ultimo album con Peter Gabriel, al n. 10; e i King Crimson producono Red e Starless And Bible Black. Brian Eno che di lì a poco comincerà a frequentare strettamente Robert Fripp incide Here Come The Warm Jets e Taking Tiger Mountain (By Strategy). I Supetramp pennellano insieme al produttore Ken Scott l’insuperato Crime Of The Century e i Camel si fanno notare con Mirage; i Gentle Giant elaborano un altro bel disco: The Power And The Glory, mentre i Renaissance inanellano l’ennesima perla grazie a Turn Of The Cards. Gli ELP confezionano il monumentale live triplo Welcome Back My Friends To The Show That Never Ends… Ladies And Gentlemen, i Traffic sfornano un buon disco intitolato When The Eagle Flies, e i Roxy Music immettono sul mercato il quarto disco Country Life, il cui leader Bryan Ferry si prende il suo personale spazio con Another Time, Another Place. I Pink Floyd hanno The Dark Side Of The Moon che veleggia ancora col vento in poppa, allora la Harvest prepara la prima antologia di Syd Barrett (sembra possa riprendere a registrare) che raccoglie The Madcap Laughs / Barrett.
I Jethro Tull con War Child – non proprio una delle prove migliori – la settimana di Natale sono al n. 2 (!) della classifica di Billboard. Indovinate secondi a chi. A un omino fisicamente insignificante (tempi dove l’immagine non era tutto, vivaddio!) ma di estremo talento che si fa chiamare Elton John e con Greatest Hits si stabilisce contemporaneamente al n. 1 in USA e UK. King Elton, altro ché (che in giugno ha già pubblicato Caribou).
Per quanto riguarda i singoli artisti, l’instancabile Peter Hammill alimenta la carriera solista con The Silent Corner And The Empty Stage e In Camera, Mike Oldfield prova con Hergest Ridge l’impossibile impresa di bissare il successo di Tubular Bells, Cat Stevens si distingue con Buddha And The Chocolate Box, Roy Harper si inventa Valentine, e Rick Wakeman esagera con l’opulento live – orchestra + coro da oltre 100 elementi – di Journey To The Centre Of The Earth.
Nei dintorni del Prog, tra Canterbury e altrimenti sofisticate lande sonore, Robert Wyatt pubblica Rock Bottom, uno dei pezzi pregiati della sua discografia; i Gong fanno altrettanto con You, gli Henry Cow con Unrest. Gli Slapp Happy, anglo/tedeschi, si presentano col disco omonimo; tra gli effimeri (ed eccellenti), Hatfield And The North esordiscono con l’omonimo vinile, e gli Egg ci provano con The Civil Surface. Lo stralunato Kevin Ayers, ex-Soft Machine, passa all’incasso con The Confessions Of Dr. Dream And Other Stories, e i Be-Bop Deluxe di quel gran chitarrista che si chiama Bill Nelson (che meriterebbe ben altra considerazione) danno alle stampe Axe Victim. La performance dell’azzardato supergruppo Ayers, Cale, Nico, Eno passa alla storia col titolo di June 1, 1974. Gli space rocker Hawkwind pubblicano il notabile Hall Of The Mountain Grill.
Sul confine Prog/Folk/rock lanciano elettro-acustiche malie i Clannad di 2, gli Steeleye Span con Now We Are Six, i Gryphon di Midnight Mushrumps e Red Queen To Gryphon Three; quando gli irlandesi Planxty lanciano confortanti segnali con Cold Blow And The Rainy Night.
Ma c’è tantissima altra musica, che si dibatte sui più diversi fronti. I fini cesellatori pop 10cc confezionano Sheet Music e gli Strawbs Hero And Heroine, fornendo probabilmente i titoli più ambigui e irriverenti dell’anno.
Tra i più attivi, con due dischi nello stesso anno, ci sono i Queen con Queen II e Sheer Heart Attack, gli Sparks che si mettono in luce con Propaganda ma soprattutto Kimono My House, i Deep Purple che raddoppiano con Burn e Stormbringer, la ELO che fa le cose in grande con Eldorado, A Symphony By The Electric Light Orchestra ma non è da meno – almeno sulla preponderanza del titolo – col live The Night The Light Went On In Long Beach.
David Bowie mette in cantiere il fantascientifico Diamond Dogs (e David Live), il suo mai abbastanza incensato alfiere Mick Ronson si fa notare con Slaughter On 10th Avenue, ed Eric Clapton si presenta con 461 Ocean Boulevard, considerato da molti il suo album migliore.
Nel resto del continente, dalla Scandinavia fino giù fino all’Italia, il panorama discografico non è meno effervescente.
Dalla Svezia, con Waterloo, gli ABBA lanciano una campagna di conquista che ha pochi eguali; ma in Finlandia la scena musicale è molto più ricca e variegata: tra Prog rock, Psichedelia e sperimentazione si notano i Wigwam di Being, Pekka Pohjola già bassista dei Wigwam e compositore con Harakka Bialoipokku, i Juice Leskinen & Coitus Int. di Per Vers, Runoilija, i Tasavallan Presidentti con Milky Way Moses. In Norvegia ci sono i Folque dell’omonimo disco, mentre in Olanda i già noti Focus si buttano nella mischia con Hamburger Concerto, e i bravi ma misconosciuti Supersister fanno bene con Spiral Staircase Sass.
Anche la Germania musicale freme. Dopotutto, insieme alla Francia si gioca il secondo posto del mercato europeo. Krautrock, musica elettronica e Prog rock dimostrano grande vitalità. Forniscono prove di qualità i Kraftwerk di Autobahn; i Tangerine Dream con Phaedra, il cui leader Edgar Froese pubblica Aqua, e il fuoriuscito Klaus Schulze incide Blackdance. I Cosmic Jokers aprono il primo Galactic Supermarket, i Cluster propongono Zuckerzeit, i Can Soon Over Babaluma e Limited Edition. I Triumvirat (gli ELP teutonici) ci provano con Illusions On A Double Dimple e gli Eloy con Floating. Il grande stratega (obliquo) e pioniere Eberhard Schoener registra Mediatation, i Grobschnitt distillano Ballermann, gli Amon Düül II approntano Hijack. I Popol Vuh, una voce a parte, incantano con Einsjäger & Siebenjäger. Arrivano dischi anche da oltre il muro, dalla parte est, dove ci sono i Puhdys di Die Puhdys.
In Francia, come non notare L’Espoir del cantautore Leo Ferrè, o i prog rockers Ange e Atoll rispettivamente con Au-Delà Du Délire e Musiciens – Magiciens; poi gli alieni Magma di Köhntarkösz, l’elettronica degli Heldon di Electronique Guerilla, il folk-rock dei Malicorne dell’omonimo disco.
Lucio Battisti stravende con Anima Latina, album tutt’altro che facile, tra i nostri patri lidi. Assediato da una marea di Prog rock di alta qualità: la PFM firma L’isola di niente e la versione in inglese The World Became The World, Quella Vecchia Locanda stampa il cult Il tempo della gioia, gli Area propongono Caution Radiation Area, il Biglietto Per L’Inferno si presenta col disco omonimo, Arti & Mestieri con Tilt, Le Orme continuano la buona tradizione con Contrappunti, gli Acqua Fragile offrono Mass Media Stars cantato in inglese, il Perigeo l’ennesimo disco di caratura internazionale intitolato Genealogia, gli Opus Avantra con Introspezione si dimostrano latori di una concezione musicale fuori dagli schemi.
Il gigante USA è il mercato più ambito, più ricco, più vario, e per questo concede una chance praticamente a tutto e tutti. I cantautori fanno faville. Femminili: da Joni Mitchell che elabora Court And Spark (e il live Miles Of Aisles) a Linda Ronstadt con Heart Like A Wheel, da Joan Baez con Gracias A La Vida (e l’antologia The Contemporary Ballad Book) a Carole King con Wrap Around Joy. E maschili: Paul Simon con Paul Simon In Concert: Live Rhymin’, Tom Waits con The Heart Of Saturday Night, il compianto Jim Croce di Photographs & Memories: His Greatest Hits, Jackson Browne che con Late For The Sky farà benissimo anche in Italia, Billy Joel che inizia a scalare posizioni con Steetlife Serenade; e poi dal Lou Reed di Sally Can’t Dance e dell’esondante del bellissimo Live a Leonard Cohen di New Skin For The Old Ceremony, da Pussy Cats e Son Of Dracula di Harry Nilsson a Look At The Fool di Tim Buckley, fino al Bob Dylan di Planet Waves (che pubblica anche Before The Flood insieme a The Band).
Non sono meno ambiti dagli acquirenti I funamboli come Todd Rundgren, che esagera con Todd (doppio vinile) e fondando i Todd Rundgren’s Utopia che pubblicano il magistrale album dallo stesso titolo, che sul lato B scolpisce The Ikon, la suite che coi suoi 30’ 22” batte ogni record di durata per i tempi, mettendo a dura prova la tenuta fisica del vinile i cui solchi sono sottilissimi. Anche Santana si presenta con due dischi imperdibili: Borboletta e il travolgente live – dalla indimenticabile confezione multi-gatefold – Lotus.
Tra gli esordienti che si faranno strada ci sono Kiss, Rush, Kansas tutti con dischi omonimi (benché i Kiss raddoppino per merito di Hotter Than Hell).
Tra i nomi consolidati spiccano gli Steely Dan con il consueto lavoro di superlativo cesello intitolato Pretzel Logic, Frank Zappa stupisce con Apostrophe (‘) e Roxy & Elsewhere, mentre il sodale Captain Beefheart (& His Magic Band) concede due prove discutibili come Unconditionally Guaranteed e Bluejeans & Moonbeams. Non manca il Neil Young di On The Beach, e gli Styx – tra Prog e AOR – che consegnano Man Of Miracles. I Jefferson (passati da Airplane a) Starship con Dragonfly diventano paladini del AOR e ricominciano a vendere come ai vecchi tempi (ma a un pubblico diverso); gli immarcescibili Chicago che macinano dischi senza sosta approntano il volume VII, gli America introducono Holiday, e Hall & Oates sgomitano con War Babies (strana somiglianza col titolo del disco dei Jethro Tull). I Lynyrd Skynyrd ci riprovano con Second Helping, gli Eagles con On The Border, i Greatful Dead con From The Mars Hotel e la compilation The Best Of Grateful Dead: Skeletons From The Closet.
Nella terra di nessuno che si trova tra jazz e rock si accendono di meraviglia i Weather Report di Mysterious Traveller, Chick Corea & Return To Forever con Where Have I Known You Before, la Mahavishnu Orchestra di Apocalypse. Così come fa Thrust di Herbie Hancock che raggiunge addirittura il n. 13 di Billboard, sfatando il mito che gli americani hanno gusti di massa così beceri (quel Hancock che si vede pubblicare anche Death Wish, la colonna sonora del campione di incassi al cinema Il giustiziere della notte). Del resto, se il minimalista Steve Reich (& Musicians) incide Six Pianos; Music For Mallet Instruments, Voices And Organ, e non è il solo a mantenere vivo il fronte della sperimentazione, anzi, gli USA (una sua parte, almeno) una volta di più dimostrano di avere un cervello ben funzionante.
Tra gli artisti black meritano la citazione Shuggie Otis con Inspiration Information, e il cantautore-poeta Gil Scott-Heron che avverte The Revolution Will Not Be Televised: al tal proposito, gli Skyhooks sembrano rispondergli dall’Australia con Whatever Happened To the Revolution?, contenuto all’interno di un album il cui titolo sembra un manifesto: Living In The 70’s.
In Sud America, per finire il giro del mondo rock 1974 in una ottantina di dischi (in realtà sono quasi il doppio), l’argentino Astor Piazzolla incide Libertango (il cui omonimo brano diverrà uno degli standard più eseguiti del futuro); dal Brasile i Secos & Molhados (che si presentano come gli Osanna: tutto il mondo è paese) sparacchiano II, gli psichedelici Ave Sangria debuttano con l’omonimo album, e i barricaderi Os Mutantes colpiscono con Tudo Foi Feito Pelo Sol. I cileni Inti-Illimani, che dell’Italia fanno la seconda patria, arrivano a 2 – La Nueva Canción Chilena. Dall’estremo oriente, per finire toccando un altro angolo remoto, il giapponese Isao Tomita, mago del synth, si ritaglia un posto nelle classifiche occidentali con Snowflakes Are Dancing.
In una epoca dove le copertine, date le dimensioni degli LP, non avranno mai più la stessa importanza e di conseguenza bellezza, spiccano quella di Meet The Residents dei Residents per il coraggio di mettere alla berlina gli intoccabili Beatles; la provocante e provocatoria 1969: Velvet Underground Live With Lou Reed; quella di Invisible della omonima band argentina che si avvalgono di una illustrazione di Escher (per lo meno si tratta di una delle meno inflazionate); l’illustrazione che arricchisce il già citato disco dei Todd Rundgren’s Utopia. E ancora Ross dei britannici Ross, che sempre nel 1974 hanno pubblicato il concept The Pit & The Pendulum (indovinate ispirato a quale scrittore americano), o Sally Can’t Dance di Lou Reed in stile da fumetto underground. Poi la surreale e inquietante cover di The Man In The Bowler Hat degli Stackridge (che non a caso cita Rene Magritte); e Nightmares… And Other Tales From the Vinyl Jungle della J. Geils Band, carica di occulto simbolismo. Dal brasile risalta la magnifica vignetta di stampo medioevale che adorna Do Romance Ao Galope Nordestino del Quinteto Armorial.
Dall’argentina, invece, si registra il caso di una copertina & nome della band che se non puzza di plagio profuma di incondizionata ammirazione: date una occhiata a come si presenta Pequeñas Anécdotas Sobre Las Instituciones dei Sui Generis. E fate 2 + 2. Il risultato – o la soluzione – si trova in UK, in presenza di un altro disco dal titolo altrettanto prolisso e coevo. Capito? Capito. Che dire invece delle anti-cover di Blau e Geld del krautrocker Conrad Schnitzler? Titoli che – dischi e copertine – solo SA può suggerirvi.
A proposito dei Beatles (dileggiati dai Residents), il 1974 è l’anno di John Lennon che si fa trovare pronto con Walls And Bridges, di George Harrison con Dark Horse, e Ringo Starr con Goodnight Vienna (copertina stellare per diversi motivi anche per questo titolo, in verità). Anno sabbatico per Sir Paul. Mentre i rivali di sempre – come non citarli a questo punto – i Rolling Stones, che non hanno avuto il coraggio di sciogliere le righe come i Fab Four, 50 anni lastricano la loro infinita strada aggiungendo la mattonella It’s Only Rock ‘N’ Roll.
Una panoramica che offre un primo sguardo su ciò che accadeva, discograficamente, nel mondo del rock nel 1974. Chiunque potrà sciorinare nomi che si potevano citare ma non sono in lista, ovvio; ma l’intento non è quello dell’elenco esaustivo. Piuttosto, del catalogo da sfogliare come si fa a una mostra. O di una manciata di colorati francobolli inseriti in un raccoglitore. Alcuni dei quali, lungo il corso dell’anno 2024, esamineremo con più cura, come si deve a dischi che a 50 anni dalla prima pubblicazione non hanno perso di valore e mordente. Nel frattempo, speriamo vi siate goduti la lettura, che potrebbe rivelarsi anche un buon esercizio per la memoria e/o conoscenza: vi aiuterà a condividere il piacere di qualche titolo che amate, portarvi a ricordarne altri che avevate scordato, scoprirne di nuovi. Perfino spingervi all’azione per scrivere lettere di protesta alla redazione perché i vostri beniamini sono stati inopinatamente lasciati da parte. Fight for your (favourite records) rights. Quella che segue è la lista in ordine alfabetico degli artisti e relativi dischi citati:
- 10cc: Sheet Music
- ABBA: Waterloo
- America: Holiday
- Amon Düül II: Hijack
- Ange: Au-Delà Du Délire
- Acqua Fragile: Mass Media Stars
- Area: Caution Radiation Area
- Arti & Mestieri: Tilt
- Atoll: Musiciens – Magiciens
- Ave Sangria – Ave Sangria
- Kevin Ayers: The Confessions Of Dr. Dream And Other Stories
- Ayers, Cale, Nico, Eno: June 1, 1974
- Joan Baez: Gracias A La Vida e The Contemporary Ballad Book
- Franco Battiato: Clic
- Lucio Battisti: Anima Latina
- Syd Barrett: The Madcap Laughs / Barrett
- Be-Bop Deluxe: Axe Victim
- Biglietto Per L’Inferno – Biglietto Per L’Inferno
- David Bowie: Diamond Dogs e David Live
- Jackson Browne: Late For The Sky
- Tim Buckley: Look At The Fool
- John Cale: Fear
- Camel: Mirage
- Can: Soon Over Babaluma e Limited Edition
- Captain Beefheart (& His Magic Band): Unconditionally Guaranteed e Bluejeans & Moonbeams
- Chicago: VII
- Clannad: 2
- Eric Clapton: 461 Ocean Boulevard
- Chick Corea & Return To Forever: Where Have I Known You Before
- Cluster: Zuckerzeit
- Leonard Cohen: New Skin For The Old Ceremony
- Cosmic Jokers: Galactic Supermarket
- Jim Croce: Photographs & Memories: His Greatest Hits
- Deep Purple: Burn e Stormbringer
- Bob Dylan: Planet Waves e Before The Flood
- ELP: Welcome Back My Friends To The Show That Never Ends… Ladies And Gentlemen
- ELO: Eldorado, A Symphony By The Electric Light Orchestra e The Night The Light Went On In Long Beach
- Eloy: Floating
- Brian Eno: Here Come The Warm Jets e Taking Tiger Mountain (By Strategy)
- Egg: The Civil Surface
- Leo Ferrè: L’Espoir
- Bryan Ferry: Another Time
- Focus: Hamburger Concerto
- Folque – Folque
- Eagles: On The Border
- Edgar Froese: Aqua
- Genesis: The Lamb Lies Down On Broadway
- Gentle Giant: The Power And The Glory
- Gong: You
- Greatful Dead: From The Mars Hotel e The Best Of Grateful Dead: Skeletons From The Closet
- Grobschnitt: Ballermann
- Gryphon: Midnight Mushrumps e Red Queen To Gryphon Three
- Hall & Oates: War Babies
- Herbie Hancock: Thrust e Death Wish
- Hawkwind: Hall Of The Mountain Grill
- Peter Hammill: The Silent Corner And The Empty Stage e In Camera
- Roy Harper: Valentine
- George Harrison: Dark Horse
- Hatfield And The North: Hatfield And The North
- Heldon: Electronique Guerilla
- Henry Cow: Unrest
- Il Volo: Il Volo
- Inti-Illimani: 2 – La Nueva Canción Chilena
- Invisible: Invisible
- J. Geils Band: Nightmares… And Other Tales From The Vinyl Jungle
- Jefferson Starship: Dragonfly
- Jethro Tull: War Child
- Billy Joel: Steetlife Serenade
- Juice Leskinen & Coitus Int.: Per Vers, Runoilija
- Elton John: Greatest Hits e Caribou
- Kansas: Kansas
- Carole King: Wrap Around Joy
- King Crimson: Red e Starless And Bible Black
- Kiss: Kiss e Hotter Than Hell
- Kraftwerk: Autobahn
- Le Orme: Contrappunti
- John Lennon: Walls And Bridges
- Lynyrd Skynyrd: Second Helping
- Magma: Köhntarkösz
- Mahavishnu Orchestra: Apocalypse
- Malicorne – Malicorne
- Joni Mitchell: Court And Spark
- Nico: The End
- Harry Nilsson: Pussy Cats e Son Of Dracula
- Mike Oldfield: Hergest Ridge
- Opus Avantra: Introspezione
- Os Mutantes: Tudo Foi Feito Pelo Sol
- Shuggie Otis: Inspiration Information
- Perigeo: Genealogia
- PFM: L’isola di niente e The World Became The World
- Astor Piazzolla: Libertango
- Planxty: Cold Blow And The Rainy Night
- Pekka Pohjola: Harakka Bialoipokku
- Popol Vuh: Einsjäger & Siebenjäger
- Puhdys: Die Puhdys
- Queen: Queen II e Sheer Heart Attack
- Quella Vecchia Locanda: Il tempo della gioia
- Quinteto Armorial: Do Romance Ao Galope Nordestino
- Lou Reed: Live e Sally Can’t Dance
- Steve Reich (& Musicians): Six Pianos; Music For Mallet Instruments, Voices And Organ
- Renaissance: Turn Of The Cards
- Residents: Meet The Residents
- Rolling Stones: It’s Only Rock ‘N’ Roll
- Mick Ronson: Slaughter On 10th Avenue
- Linda Ronstadt: Heart Like A Wheel
- Ross: Ross e The Pit & The Pendulum
- Roxy Music: Country Life
- Todd Rundgren: Todd
- Todd Rundgren’s Utopia: same
- Rush: same
- Santana: Borboletta e Lotus
- Secos & Molhados: II
- Eberhard Schoener: Mediatation
- Klaus Schulze: Blackdance
- Skyhooks: Living In The 70’s
- Gil Scott-Heron: The Revolution Will Not Be Televised
- Paul Simon: Paul Simon In Concert: Live Rhymin’
- Slapp Happy: Slapp Happy
- Conrad Schnitzler: Blau e Geld
- Sparks: Propaganda e Kimono My House
- Stackridge: The Man In The Bowler Hat
- Ringo Starr: Goodnight Vienna
- Steeleye Span: Now We Are Six
- Steely Dan: Pretzel Logic
- Cat Stevens: Buddha And The Chocolate Box
- Sui Generis: Pequeñas Anécdotas Sobre Las Instituciones
- Strawbs: Hero And Heroine
- Styx: Man Of Miracles
- Supetramp: Crime Of The Century
- Supersister: Spiral Staircase Sass
- Tangerine Dream: Phaedra
- Traffic: When The Eagle Flies
- Tasavallan Presidentti: Milky Way Moses
- Isao Tomita: Snowflakes Are Dancing
- Triumvirat: Illusions On A Double Dimple
- Velvet Underground With Lou Reed: 1969: Velvet Underground Live With Lou Reed
- Tom Waits: The Heart Of Saturday Night
- Rick Wakeman: Journey To The Centre Of The Earth
- Weather Report: Mysterious Traveller
- Wigwam: Being
- Robert Wyatt: Rock Bottom
- Yes: Relayer
- Neil Young: On The Beach
- Frank Zappa: Apostrophe (‘) e Roxy & Elsewhere
Daniel D`Amico for SANREMO.FM