In un mercato musicale sempre più orientato all’annuncio dei dischi con breve anticipo, per massimizzare l’effetto sorpresa e gli ascolti in streaming, è diventato difficile prevedere che cosa ascolteremo nei prossimi mesi. Qualche solida certezza c’è, ma anche un pugno di ragionevoli scommesse e qualche speranza.
I primi dischi di grande impatto commerciale che usciranno a gennaio (vedi anche questo elenco) sono Saviors dei Green Day, che a quanto pare è un incrocio tra Dookie e American Idiot, e Vultures di Kanye West e Ty Dolla $ign (salvo colpi di scena visti i precedenti di Ye: un ulteriore ritardo nella pubblicazione è all’orizzonte). La stampa inglese è molto “calda” su Iechyd Da di Bill Ryder-Jones dei Coral e bisognerà capire che cosa hanno fatto gli Smile di Thom Yorke nel secondo lavoro Wall of Eyes. Sempre a gennaio, ascolteremo Sleater-Kinney, Kali Uchis, Kid Cudi, Future Islands, Kula Shaker.
In Italia, dopo il disco di Simba La Rue che uscirà domani, sono attesi a gennaio i Club Dogo e i Subsonica, ma anche Vale Lambo, l’EP di Paolo Benvegnù È inutile parlare, la raccolta di inediti di Ivan Graziani Per gli amici, Any Other, Donato Dozzy (Magda), Neima Ezza (Piccolo principe).
In febbraio arriveranno This Is Me… Now di Jennifer Lopez, Loss of Life degli MGMT (parlano qui del loro ritorno), Grip di Serpentwithfeet, Mick Mars (ex Mötley Crüe, qui la sua storia), Laura Jane Grace, Laetitia Sadier (Stereolab), What Do We Do Now di J Mascis, Steve Hackett, Xiu Xiu, Usher, Grandaddy, uno Swing Fever di Rod Stewart con Jools Holland, il quarto volume di Djesse di Jacob Collier.
Noi puntiamo il nostro euro sulla buona riuscita di Tangk degli Idles, di The Past Is Still Alive di Hurray for the Riff Raff, di What Now di Brittany Howard. La stampa inglese scommette su Prelude to Ecstasy, debutto dei Last Dinner Party, i «monarchi del pop barocco» a cui NME ha dedicato una copertina.
Febbraio è anche il mese di Sanremo ed è quindi ragionevole pensare a qualche uscita dei 30 artisti, anche se la partecipazione al festival è sempre meno legata alla pubblicazione di un album.
In marzo sarà la volta di All Quiet On The Eastern Esplanade dei Libertines, Where’s My Utopia degli Yard Act e Glasgow Eyes dei Jesus and Mary Chain, ma anche Blue Electric Light di Lenny Kravitz, Heaven :x: Hell dei Sum 41 (il loro ultimo disco in assoluto, dicono), I Got Heaven dei Mannequin Pussy (se non li conoscete, leggete qui), Evolution di Sheryl Crow, The Mandrake Project di Bruce Dickinson degli Iron Maiden.
Arriveranno pure i Bleachers di Jack Antonoff e torneranno con con Real Power i Gossip di Beth Ditto, una che davvero ha aperto il filone della body positivity nel rock e nel pop (Standing in the Way of Control è del 2006, una vita fa). Sempre a marzo usciranno l’EP Ceasefire che mette assieme Fontaines DC, Massive Attack e Young Fathers e i cui proventi andranno a Medici senza frontiere, Bright Future di Adrianne Lenker dei Big Thief e il disco di Tyla. Ricordate lo shoegaze? Potrebbero fare una sorpresa anche i Ride.
Ci si aspetta ad aprile i nuovi di Bob Vylan e dei Black Keys. Questi ultimi si sono aperti a varie collaborazioni, cosa per loro piuttosto inusuale. I nomi certi sono per ora Beck, Noel Gallagher e Alice Cooper. In maggio sarà la volta di Ship to Shore di Richard Thompson che promette canzoni nello stile di Roy Orbison e un ibrido tra un ritmo celtico e uno africano. È possibile che a maggio escano gli Arab Strap (con un duetto con un’intelligenza artificiale) e che a primavera pubblichino nuova musica Paul Weller, i Phosphorescent, gli Hawkwind e persino gli MC5 di Wayne Kramer. Titolo del loro album Heavy Lifting, tra i tanti ospiti William Duvall degli Alice in Chains, tra gli autori Alejandro Escovedo. Si parla invece dell’estate per John Grant.
C’è curiosità attorno alla supercoppia formata da Liam Gallagher e John Squire degli Stone Roses (chiaramente per il Galla il loro album è il migliore dai tempi dei Beatles) e sono attesi i Coldplay di Moon Music, i Kasabian, Playboi Carti (il titolo dovrebbe essere Music), 070 Shake, Sia, forse Bruno Mars. E chissà che Selena Gomez non decida di pubblicare il suo ultimo album. Qualcuno spera nel ritorno di Janet Jackson, nel nuovo lavoro di Lady Gaga, in un disco personale (così si dice) di Katy Perry. Si parla anche di album in primavera di Kacey Musgraves e di Tierra Whack, e prima o poi di Tones and I. Nel 2024 dovrebbe uscire il settimo album di Ariana Grande, a giudicare dal «see you next year» postato a fine anno.
E ancora, si rifarà vivo il jazzista Kamasi Washington e a quanto pare torneranno i Mercury Rev con un disco che Jonathan Donahue dice avere gli elementi “cinematografici” tipici della musica della band, ma anche qualche novità non meglio identificata. Da tenere d’occhio Chance The Rapper, Megan Thee Stallion e Jeff Tweedy, che è possibile faccia musica senza Wilco, ma con la sua famiglia musicale. Sul fronte K-pop, si segnalano possibili pubblicazioni di Jennie delle Blackpink, che ha fondato una sua etichetta «per essere più libera» da YG Entertainment, aespa e (G)I-DLE.
Se Lorde si è fatta fotografare con un paio di cuffie scrivendo «listening to myself» e facendo quindi pensare a una possibile uscita nei prossimi mesi (in fondo Solar Power è del 2021) e Billie Eilish ha quasi ultimato il terzo disco, in occasione dell’uscita del singolo Houdini Dua Lipa ha parlato delle tante canzoni a cui ha lavorato. Verso fine anno sono attesi i Weather Station, che promettono di raccontare «che cosa significa dire in tempi di merda» come questi tramite pezzi «che seguono meno la forma-canzone». Nick Cave potrebbe fare uscire nel corso del 2024 il disco coi Bad Seeds visto che lo stava mixando già a fine 2023 e non è escluso che gli U2, chiusa l’esperienza a Las Vegas, si dedichino all’album di cui parlano da tempo.
In Italia, ci si aspetta da Tedua il Paradiso che chiude il ciclo della Divina Commedia e poi Cosmo e Mahmood, che sarà a Sanremo. E chissà, magari il ritorno dei Co’ Sang dopo quello dei Club Dogo.
Polly Samson, moglie, scrittrice e co-autrice di David Gilmour, ha postato alcune foto del chitarrista dei Pink Floyd in studio e ha parlato di un nuovo album. Sarebbe il primo da Rattle That Lock del 2015. Siamo sempre in attesa di Songs of a Lost World dei Cure, di cui la band di Robert Smith ha fornito generose anticipazioni in tour. Per il 2024 si fanno anche i nomi di St. Vincent, Kim Deal (Breeders), Richard Hawley, Julia Holter, Tortoise, Elbow e Pearl Jam, questi ultimi con Andrew Watt alla produzione. E chissà che Courtney Love non faccia uscire qualcosa…
E poi c’è Paul McCartney che è possibile, secondo alcuni persino probabile che pubblichi nuova musica nel 2024. Ha già fatto delle session tra il 2021 e il 2022 con Andrew Watt (vedi Hackney Diamonds dei Rolling Stones in cui ha suonato anche Macca) e ha annunciato poco più di un anno fa un’altra serie di registrazioni nel 2023. All’orizzonte per lui ci sono anche l’edizione deluxe di Rubber Soul dei Beatles, un mix cosiddetto underdubbed di Band on the Run degli Wings e forse anche il film di animazione basato sul suo libro per ragazzi High in the Clouds che dovrebbe contenere una mezza dozzina di suoi pezzi. Dopo il viaggio nel passato di Now and Then, sarà l’ottantaduenne (a giugno) McCartney la sorpresona del 2024?