Il discorso di ringraziamento è una delle tradizioni più amate dei Grammy. Quando una star s’avvicina al microfono, in diretta tv, può accadere di tutto. C’è chi si limita ad accettare il premio e a ringraziare, chi spara battute, chi parla col cuore, chi fa incazzare la gente. Comunque vada, è uno dei momenti forti della cerimonia. Alcuni discorsi, poi, sono diventati leggendari, a volte per le ragioni sbagliate. Ecco una selezione dei più noti.
La canadese ha vinto il Grammy per la migliore performance pop femminile con lo storico inno femminista I Am Woman. «Vorrei ringraziare Dio, perché lei rende possibile ogni cosa». La gente si è indignata di fronte a quello che resta probabilmente il discorso più controverso nella storia dei Grammy, e questo molti anni prima che Ariana Grande la passasse liscia con God Is a Woman.
I quattro hanno vinto alla grandissima ai tempi di The Joshua Tree. The Edge e Bono hanno tenuto due dei discorsi più divertenti di sempre ai Grammy. Bono si è scagliato contro i critici rock del Village Voice, mentre The Edge ha ringraziato una lunga e bizzarra lista di eroi, tra cui Jimi Hendrix, Walt Disney, Flannery O’Connor, il capitano Kirk, la dottoressa Ruth, George Best, Gregory Peck, Batman & Robin, Pee-Wee Herman, la YMCA e «i lottatori di sumo di tutto il mondo».
Sinatra ha ricevuto il premio alla carriera Legend Award con tanto di tributo adorante da parte di Bono. Un doveroso omaggio al settantottenne Chairman of the Board. È stato quindi un momento solenne? Non esattamente. Purtroppo, la regia ha interrotto Sinatra a metà del discorso per mandare in onda la pubblicità. Nessuno dovrebbe interrompere Frank. Uno degli episodi più imbarazzanti di sempre ai Grammy.
Il madman del Wu-Tang Clan non ha vinto un Grammy quella sera, ma la cosa non ha certo impedito a ODB di tenere il miglior discorso della cerimonia. Sean “Puff Daddy” Combs ha portato a casa il premio per il miglior album rap al posto dei Wu. Più tardi, mentre Shawn Colvin riceveva il Grammy per la canzone dell’anno, ODB è salito a sorpresa sul palco. «Il Wu-Tang è per i bambini!», ha detto. «Noi insegniamo ai bambini, capite cosa intendo? Puffy è bravo, ma il Wu-Tang è il migliore!».
Lauryn Hill è stata la mattatrice della serata del 1999, la prima donna in assoluto a vincere cinque Grammy in una botta sola: miglior artista esordiente, miglior performance vocale femminile R&B, miglior canzone R&B e miglior album R&B, mentre il debutto da solista The Miseducation of Lauryn Hill è entrato nella storia come primo disco hip hop ad aggiudicarsi il titolo di album dell’anno. E come ha festeggiato lei? Portandosi una Bibbia e leggendo un salmo al pubblico confuso. «Ho pazientemente aspettato il Signore. Mi ha tratto fuori da una fossa di perdizione, dal fango della palude». Chissà, forse era il suo modo di alludere al fatto che stava per prendersi un periodo di pausa dalla musica.
Il Purple One si è presentato a sorpresa, a fine serata, per proclamare l’album dell’anno. E che entrata in scena: è uscito con il suo bastone, salutando la folla con un ghigno regale e uno sguardo tipo “baby, sono una star”. «Vi ricordate gli album? Gli album sono ancora importanti. Gli album, come i libri e le vite dei neri, contano ancora». La dimostrazione che Prince riusciva ad avere il pubblico ai suoi piedi anche senza cantare una sola nota.
Vincendo per 1989, Taylor Swift è stata la prima donna a ricevere due volte il premio per l’album dell’anno (ha fatto tripletta nel 2021 con Folklore e se vincerà anche quest’anno sarà la numero uno di sempre). Nel ricevere la statuetta, ha lanciato un messaggio alle colleghe artiste, esortandole a creare la propria musica nonostante i tentativi di scoraggiarle: «Voglio dire alle giovani là fuori che ci saranno persone che proveranno a sminuire il loro successo o a prendersi il merito dei loro trionfi o della loro fama».
La cantante di Havana ha presentato gli U2 che si esibivano in una performance live dalla Statua della Libertà (hanno fatto Get Out of Your Own Way: ricordate?). Cabello aveva un po’ di cose toste da dire sui temi dell’immigrazione e dell’isteria anti-immigrati del periodo. «Ricordiamo che questo Paese è stato costruito da sognatori, per sognatori, inseguendo il sogno americano. Sono un’orgogliosa immigrata cubano-messicana, nata nella parte orientale dell’Avana, e ora sono di fronte a voi sul palco dei Grammy, a New York».
Debuttante ai Grammy, Dua Lipa ha vinto il premio come miglior artista emergente, dopo aver già incassato quello per il miglior incisione dance per Electricity. «Quest’anno c’erano tante artiste incredibili», ha detto. «Ci siamo date da fare». È calato un silenzio imbarazzato. La sua battuta sul darsi da fare è stata l’unica occasione in tutta la serata in cui qualcuno ha fatto riferimento al commento del presidente dei Grammy, Neil Portnow, dell’anno precedente. Secondo lui, le artiste per essere più presenti avrebbero dovuto «darsi da fare». Durante la stessa cerimonia, Lipa e St. Vincent hanno duettato su One Kiss/Masseduction: una gran serata.
Nessuno fa i discorsi ai Grammy come Beyoncé. Del resto, ha avuto un bel po’ di tempo per perfezionarsi: ha vinto più Grammy di qualsiasi altro artista nella storia. Sono 32, per la precisione, con cui ha battuto il record stabilito dal direttore d’orchestra Georg Solti. Bey ha tenuto il suo discorso più memorabile lo scorso anno, la sera in cui è stata nominata per nove Grammy e ne ha vinti quattro, diventando ufficialmente la campionessa indiscussa di tutti i tempi. Il suo discorso è stato breve (103 parole) e ha incluso un ricordo commovente del defunto zio Johnny, un fan gay della disco music. Un tributo perfetto, viste le influenze disco e LGBTQ di Renaissance. «Vorrei ringraziare la comunità queer per l’amore e per aver inventato questo genere. Che Dio vi benedica».
Da Rolling Stone US.
Antonio Santini for SANREMO.FM