Detroit, San Francisco, Washington, New York: quando si parla di garage-rock, il pensiero corre alle roventi notti nei locali disseminati alle tante piccole realtà dell’America.
Sfortunatamente nell’era della nostalgia per il passato, anche un termine come garage-rock sembra assumere i connotati di un arido e stanco cliché incapace di regalare emozioni profonde. Ai canadesi Hot Garbage va riconosciuta la volontà di svecchiare e di rinvigorire una scena apparentemente statica: “Precious Dream” è un disco che fa della contaminazione e del caos linguaggi creativi atti a infuocare una scena rock psichedelica sempre più variegata.
Tutto quanto di buono esibito nell’esordio del 2021, “Ride”, è ancora al centro della potente miscela di garage-rock, post-punk, goth-rock, noise e kraut-rock della band di Toronto. Grazie alla produzione sudicia e malsana di Graham Walsh (nel curriculum Holy Fuck, Preoccupations e Metz per capirci) e a un costante brivido shoegaze, gli Hot Garbage ripristinano i confini tra rock e pop con un sound che sa di sangue, sudore e lacrime.
“Precious Dream” è un album che rimette in moto sensazioni ed emozioni viscerali e carnali, senza indugiare nell’effetto deja-vu. Le nove tracce sono un flusso di energia, un suono granitico, furioso e infuocato, che sposa groove e intuizioni melodiche senza cedere il passo alla routine.
Le registrazioni live in studio e lo sregolato mix di psichedelia, doom, punk e rock’n’roll offrono una giusta dose di caos e trance. La familiarità con i due singoli che hanno anticipato l’uscita è l’unica ragione che permette ai due brani di emergere a un primo ascolto. L’adrenalinica e furiosa “Snooze You Lose” agita fuzz chitarristici, tamburi ossessivi e potenti, tastiere e riff psichedelici con un fragore che stordisce. Con eguale candore la magnetica “Mystery” esibisce trame psych-rock e un rigore degno degli eroi di “Nuggets”.
“Precious Dream” è un disco solido e compatto. Questo non impedisce di cogliere le lievi sfumature che caratterizzano ognuno degli episodi: lo shoegaze ben temperato di “Tunnel Traps”, il brio sixties-psychedelic della trascinante “Look At My Phone”, il tagliente incastro tra batteria e chitarra di “Lowering” e il vortice di tastiere, basso e chitarra in salsa doom-psichedelica di “Traveller/Caravan” sono pezzi di un mosaico che funziona egregiamente nel suo insieme e che promette infuocate esibizioni dal vivo. Un deciso passo nella giusta direzione per la formazione canadese.
12/02/2024
Antonio Santini for SANREMO.FM