PinkPantheress non ha alcun interesse a essere etichettata come artista da Internet. “I am not your Internet baby”, canta d’altronde nell’omonimo interludio che spezza in due metà speculari il suo primo album, “Heaven Knows”. Può sembrare un’affermazione curiosa, da parte chi ha tratto tutto il vantaggio possibile della viralità della Rete. Ma anche ad aver scalato le classifiche di mezzo mondo attraverso l’impatto micidiale di “Boy’s A Liar Pt. 2” (in compagnia di prezzemolina Ice Spice), basta approfondire un minimo la discografia dell’elusiva autrice e produttrice britannica per rendersi conto di come in realtà il suo discorso sia totalmente sensato. Penna riflessiva, pienamente consapevole dei limiti e della transitorietà legata agli algoritmi di TikTok, pur mantenendo minutaggi sempre ridotti, si è piano piano smarcata dall’estetica da soundbite propria degli inizi e ha cominciato a lavorare su un solido canzoniere pop, con cui meglio organizzare il suo inarrestabile flusso di pensieri. Punto d’approdo di due anni di singoli, cambi d’abito e apparizioni in colonne sonore-evento, l’album della ventiduenne formalizza l’avvenuta trasformazione, si snoda in canzoni tornite di tutto punto, a cui affidare un parco stilistico ulteriormente espanso.
Canzoni, si diceva. Il passaggio a una solida scrittura pop, capace di andare oltre i fulminanti hook del mixtape, non potrebbe rendersi più evidente a partire dalla scelta dei singoli. Dapprima “Mosquito”, col suo giro melodico che attualizza i motivi teen-pop di fine millennio aggiustandone il tiro alla luce della nuova stagione drum’n’bass, tratta il materialismo lirico come pretesto per una riflessione sulla fama e sull’immanenza, l’accumulo come contrasto ai presagi di morte. Dall’alto di un andirivieni di dubbio e passione, “Capable Of Love” chiama a raccolta tutto il sentimento di cui è capace, alimenta tutta la lucidità della protagonista, triste e risoluta allo stesso tempo; che il tratteggio breakbeat di base riesca ad assorbire precisi contributi di chitarra e a risolversi in una coda d’ambiente, riassunto del contenuto emotivo del brano, parla chiaramente di un’accresciuta consapevolezza nei mezzi dell’autrice, l’affinamento di una penna che guarda alla scrittura pop da pari. Lo fa a ripetizione, avvalendosi di un team che ne sostiene ma non ne schiaccia mai le intuizioni.
È talmente soverchiante la personalità di PinkPantheress che è difficile riscontrare qualsivoglia contributo del guru Greg Kurstin dietro al sipario escatologico di “Another Life” (splendide le tastiere liquide che accarezzano il canto dell’interprete e l’intervento della star nigeriana Rema) o riconoscere con forza la mano di Danny L Harle dietro agli andirivieni di synth-harp che avvolgono l’attualizzazione della tragedia amletica in “Ophelia”.
Che siano abbrivi gotici, inserimenti ad hoc di vecchi deep-cut k-pop o bassi rigonfi come palloncini, siate sicuri che niente qui non è passato senza un avallo della diretta interessata. Un bene? Indubbiamente, forse però tale carattere si sarebbe espresso meglio in un progetto esclusivamente solista, privo di grosse ospitate. Difficile stabilire quale contributo possano aver apportato le bislacche rime di Central Cee all’universo bubblegum di “Nice To Meet You” (capace pure di sviare verso i territori propri del migliore William Orbit), al di fuori del suo innegabile valore di mercato attuale. E così l’estrema brevità di “Bury Me” fa di necessità virtù e comprime l’intervento della madrina Kelela, influenza dichiarata di PinkPantheress, a muoversi quasi come sorella maggiore: troppo poco, onestamente, perché faccia valere il suo innato carisma.
In fondo, il mondo dell’autrice britannica è talmente ben circoscritto, anche quando lascia impronte diverse dal solito, che entrarvi implica accettarne le regole interne. Può essere un pizzico meno eccitante di quando a morsi e bocconi snocciolava paragrafi interi? Possibile, fatto sta che adesso ha tutta la capacità di esprimersi con più ampio respiro, e guardare alle classifiche dall’alto di una visione singolare. Cominciassero a prendere gli altri qualche nota.
18/11/2023
Antonio Santini for SANREMO.FM