Rapiti dalla bellezza della colonna sonora per “On Giacometti”, quasi avevamo dimenticato le doti vocali di Hania Rani. Ci pensano quindi le trepidanti ed eteree melodie di “Ghosts” a ristabilire la giusta prospettiva artistica della giovane pianista, tastierista, compositrice e produttrice di Danzica.
Neoclassica, minimalismo, ambient, pop ed elettronica sono la materia prima di un viaggio sulle montagne svizzere, luogo dove l’artista polacca ha passato ben due mesi, componendo gran parte degli scenari strumentali dell’album.
Cresciuta all’ombra di importanti numi tutelari (Ólafur Arnalds, Nils Frahm, Portico Quartet), la compositrice festeggia la completa autonomia espressiva con un disco curato nei minimi particolari, non privo di autentiche perle da consegnare ai posteri. Con “Ghosts”, Hania Rani getta alle spalle il passato per immergersi in nuove sfide e collaborazioni inedite. Da questo incontro di mondi lontani germogliano e crescono una delle melodie più intense dell’album, un’inquieta “Dancing With Ghosts” condivisa con Patrick Watson, e l’ancor più solenne e iconica “Hello”, dove la voce e il piano fender rhodes si fondono in un malizioso e surreale dream-pop che occupa senza timore un posto di rilievo tra le canzoni più belle dell’ultimo anno.
“Ghosts” è l’ennesimo attestato di una crescita artistica che proietta l’artista polacca verso nuovi interessanti traguardi: le fluttuanti sonorità elettroniche di “24.03” sono in tal senso già illuminanti e le rarefatte e sfuggenti note di piano quasi sotterranee (ospite Ólafur Arnalds) e il suono sempre più simile a un bisbiglio di “Whispering House” sono materia sulla quale soffermarsi con attenzione.
Duncan Bellamy dei Portico Quartet è responsabile di due degli episodi più coinvolgenti dell’album: il primo è “Don’t Break My Heart”, un dream-folk sospeso e fiabesco che sfuma verso toni noir avvolto da synth e delicate drum-machine, il secondo è la stravagante “Thin Line”, dove archi e contrappunti ritmici creano un incantevole ibrido jazz-folk-pop-elettronico.
È oltremodo stimolante come Hania Rani rimodelli suggestioni psych-prog (“The Boat”) e intercetti accordi tipicamente jazz per una elegante mini-suite dove neoclassica, elettronica, art-rock e reminiscenze pinkfloydiane scivolano con atmosfere crepuscolari non prive di una ricca tensione melodica, la stessa che fa capolino nel finale in stile Erik Satie (“Nostalgia”).
“Ghosts” è un disco tanto ambizioso quanto vigoroso, un progetto dove ambient-pop e contrasti armonici convivono fino a sfiorare quell’eterea bellezza che è concessa a pochi. Un album imperdibile.
08/02/2024
Daniel D`Amico for SANREMO.FM