In fila a celebrare
l’assenza del reale
peccati da purgare
ansie da colmare
col peccato della carne
Elogio (ed esposizione) della follia. Turbamenti, dipendenze, isolamento, riflessioni su ciò che è sacro e protagonisti controversi e incompresi, il tutto posto in liriche che lacerano l’anima come sterpi, sono gli ingredienti alla base dell’intenso e tagliente debutto degli Exhibit, “Folli Rei”. A dare man forte ai versi al vetriolo stilati dal quartetto di Mantova è la furia delle sonorità tra noise-punk, post-hc e derive sludge, le cui influenze si rintracciano soprattutto nelle produzioni di Daughters, Gilla Band, nei Sonic Youth di “Evol” e “Confusion Is Sex”, e nelle litanie cupe e rumorose degli Swans, in un mix letale che tiene col fiato sospeso l’ascoltatore, in un perenne senso di inquietudine e tensione.
La ricerca esistenziale all’interno del dedalo claustrofobico prende le mosse dalla reboante “Rovo”, il cui andamento scandito dalla batteria in primo piano richiama una “Satan In The Wait” intrappolata tra rabbiosi muri di suono, ingranando sui fendenti di chitarra dell’orrorifica “Risorgi lento”. La vetta principale è rappresentata dalla caustica “Sacro vano”, che mozza il respiro con rimandi parziali alla trama irregolare di matrice daughtersiana in zona “Ocean Song” e alle distorsioni feroci della “Oxygen” di Michael Gira e compagni.
Segnano un momento di relativa tregua, non senza la consueta dose di ansia dettata dalle corrosive note elettroniche sullo sfondo, le parole deformate a malapena comprensibili e il battito cardiaco della scura “Fai cenere”, perfetta anticamera dell’asciutta e martellante “Eisoptrofobia”. Gli ossessivi e vertiginosi guizzi di chitarra di “Cr/edo” trascinano l’ascoltatore in un vuoto nero pece riassunto in un “Tutto da ardere/nulla da perdere”, che trova il suo culmine nella lenta partenza di “NIHL” e nella furia della fulminea “L’H Bue”, accenno ad Antonio Ligabue, artista in bilico tra genio e pazzia.
Desaturare il calore
schiva l’amore, il contatto
privare l’uomo che muore
di pura essenza, di tatto
cambio pelle cambio squame
L’ultimo momento chiave dell’opera è lasciato alla dolorosa muta descritta dalla voce rotta del frontman Lorenzo Cavicchioli nella lunga e articolata “Fortuita Ecdisi”, per poi spegnersi nella coda spettrale della graffiante e ossessiva “NOF4”, il cui titolo fa riferimento allo pseudonimo utilizzato dall’incisore Fernando Nannetti.
“Folli Rei” è un sonoro pugno nello stomaco che non teme rivali per la qualità eccelsa dei testi e il coraggio di osare, in termini di composizioni irregolari e disturbanti, dimostrati dagli Exhibit. Un’uscita che vale decisamente la pena recuperare (con colpevole ritardo) o riascoltare, in attesa dei prossimi passi della formazione mantovana.
17/01/2024
Antonio Santini for SANREMO.FM