La cantante e polistrumentista basca Elena Setién, dopo anni vissuti in Danimarca, è tornata nella sua terra natale da qualche anno e sta proseguendo un percorso molto interessante tra sperimentazione, cantautorato e avant-rock. La scrittura, sorretta dal pianoforte o dalla chitarra e impreziosita dalla sua splendida voce, è ricca di trame e di dettagli, con delicati arrangiamenti che vanno a lambire il folk, ma sempre con una spiccata personalità che gli permette di restare intrigante ed eccentrica anche nel suo approccio al pop che non risulta mai banale.
Musicista di musicisti, come ama definirsi, la Setién, grazie alle sue particolari modalità di scrittura, ha attirato collaboratori da lontano, dal duo di improvvisazione jazz Little Red Suitcase alle più recenti collaborazioni con Steve Gunn, Mary Lattimore e i musicisti baschi Xabier Erkizia e Grande Days. Stavolta la sua musica ha attirato l’attenzione di un musicista che appartiene a un mondo solo apparentemente distante. Elena Setién e Glenn Kotche si sono incontrati mentre il batterista/percussionista era in tournée in Spagna con i Wilco. Il musicista dell’Illinois era stato molto colpito dal precedente album dell’artista basca, “Unfamiliar Minds”, che è stata la scintilla che li ha avvicinati facendoli ipotizzare una collaborazione che si è concretizzata in questo nuovo “Moonlit Reveries”, il suo quinto album in studio, e terzo per la Thrill Jockey.
Anche se Kotche non è presente in tutti i brani, la sua presenza, anche in fase di composizione, ha rinvigorito il desiderio della Setièn di approfondire il ritmo come via d’espressione, incorporando nei suoi arrangiamenti un’architettura ritmica più influenzata dalla musica latina e facendola esclamare: “Stranamente, essendo io un’artista spagnola, ho cercato ispirazione nei ritmi di un batterista di Chicago per arrivare a qualcosa che avesse un’impronta latina. Un modo in qualche modo surreale per arrivarci”.
Rispetto ai lavori precedenti si nota una crescita notevole, e la collaborazione con Steve Gunn ha portato l’artista basca a prediligere la scrittura di canzoni usando la chitarra piuttosto che le tastiere, come si nota già dalla “Hard Heart” che apre il programma o nella leggerezza eccentrica di “Losing Control”. Il disco sale di tono quando entra prepotente la percussività di Kotche, come nei ritmi febbrili di “Surfacing” o nell’universo onirico e delicato di “Asking” dove la Setién usa la sua ampia gamma vocale e i suoi delicati arrangiamenti per creare un universo in cui i mondi del sogno convergono con la realtà.
“Moonlit Reveries” è più luminoso rispetto alle trame scure dei lavori precedenti, un’ode alla bellezza seducente e al fascino degli stati onirici: “Ricordo i miei sogni molto spesso e fanno parte della mia vita quotidiana, come le altre cose di tutti i giorni”. La title track è una delicata e giocosa magia che ricorda alcune voci folk del passato, mentre gli echi jazz di “Peculiar” vengono impreziositi dalle delicate percussioni di Kotche e dal basso synth di Mikel Azpiroz. Ancora la chitarra protagonista nella jazzata “strange”, nella psichedelia folk di “Morning Song” o nella spensierata “Colored Lizards”, mentre “Mothers” pur nel descrivere l’abbraccio speranzoso della maternità, è stata scritta sulla scia emotiva della morte prematura di Mimi Parker dei Low, con uno splendido incedere percussivo dove danza il flauto suonato dalla stessa Setién. Il programma si chiude con “Pintado II”, una rivisitazione dell’omonima traccia che compare in “Happiness Of Living”, quarto lavoro degli On Fillmore, il duo formato proprio da Glenn Kotche insieme al bassista Darin Grey (Dazzling Killmen e Tweedy).
In questo nuovo lavoro l’artista basca compie un notevole passo in avanti, le sue composizioni, sostenute dalla sua straordinaria voce e dalla sua chitarra o dal suo pianoforte si integrano perfettamente con le contrapposizioni leggere e agili di Kotche. Un cantautorato capace di sfumare nel folk, nel jazz o talvolta anche nel pop, riuscendo ad inserire sempre elementi originali ed eccentrici che lasciano un intrigante retrogusto di mistero anche in un lavoro fatto essenzialmente di luce. “Moonlit Reveries” ci mostra un’artista ormai matura e consapevole del proprio talento.
02/04/2024
Antonio Santini for SANREMO.FM