È di nuovo tempo di gradevoli debutti al Covo Club di Bologna, e questa volta è toccato ai Do Nothing, alla loro seconda tappa italiana in assoluto per presentare l’esordio sulla lunga distanza “Snake Sideways”. La band guidata da Chris Bailey, prontamente inserita nel calderone post-punk fin dalle prime avvisaglie del trittico di singoli “Handshakes”, “Gangs” e “Lebron James”, ha mostrato una maggiore propensione alla quota melodica indie-rock all’interno del debut, senza tuttavia rinunciare a stilettate di deriva art-punk, e liriche pregne di ironia. Ad aprire le danze sono gli Eugenia Post Meridiem, con la loro ultima data del tour a supporto di “like I need a tension”, sophomore pubblicato lo scorso anno, annunciando una pausa dai live a tempo indeterminato. La partenza spetta alle note armoniche di chitarra e tastiera di “Mad Hatter” e alle due parti che compongono la lunga “Life Sleeper”, i cui vocalizzi e bei passaggi strumentali di matrice psichedelica si tuffano nelle atmosfere sognanti di “Crucial Spring”. A spiccare come sempre sono le ritmiche coinvolgenti dal sapore afrobeat e i cambi di velocità della più corale “Around My Neck”, e i trascinanti esercizi di stile della frontwoman Eugenia Fera su “Willpower”.
Il quartetto di Nottingham fa il suo ingresso in scena poco dopo le 23, calando subito un asso con “Gangs”, i cui passi incalzanti appaiono ancor più frastagliati nella sua versione live. Alternando allegramente a rotazione acqua, birra e vino, Bailey appare molto sicuro di sé, confermandosi grande protagonista sia in studio, in quanto principale compositore, sia sul palco, tra sprechgesang deciso e controllato, e gesti teatrali. La melodica e trionfante “Happy Feet” assume contorni maggiormente grintosi, cedendo il posto agli efficaci incastri di basso e chitarra di “Glueland”, tratta dall’omonimo Ep uscito nel 2021. “Snake Sideways” e ancor di più “Rolex” si focalizzano sui guitar-riff taglienti di Kasper Sandstrom, velocizzando il passo con “Fine” e la strokesiana “The Needle”. Si toglie gradualmente il piede dall’acceleratore con la bassline di “New Life”, i vocalizzi della melodica “Ivy”, e il piglio istrionico di Chris sulla quieta “Sunshine State”. Il frontman si avvicina per gridare i versi di “Contraband” e “Amoeba” in faccia alle prime file, ormai “sciolte” in piccoli balli sul posto, e i ritornelli armonici di “Nerve”, dove la voce del pubblico si fa (finalmente) sentire.
Saltata la finta uscita di scena, usuale preludio dell’encore, con tanto di piccola presa in giro a tale pratica (effettivamente alquanto inutile e scontata), il gruppo continua con la quieta “Moving Target”, anticamera della buona chiusura del set con la ruvida “Lebron James” e la batteria calibrata di “Handshakes”. Per chi è abituato ad esibizioni ben più sudate e loud da far tremare l’impianto e le pareti del Covo, i Do Nothing forse non rappresenteranno un’assoluta novità, tuttavia l’impressione finale è quella di un debutto dal vivo piacevole e divertente da parte di una band con buone prospettive future, protesa più sul versante indie-rock dal punto di vista delle sonorità, ma con un forte accento sui contenuti testuali, mantenuti in evidenza sia su disco sia nella dimensione live.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM