I Godiva furono fra le band del circuito indipendente italiano che al cambio di millennio giunsero a due passi dal successo, con un Sanremo Rock in bacheca e buone recensioni raccolte sulla stampa specializzata. Andrea Gregori era l’istrionico cantante di quella formazione, bloccato poi per qualche tempo a causa di un problema medico che ha rischiato di metterne a repentaglio la carriera. Ma Andrea non ha mai mollato, e dopo essere uscito vincitore da quella disavventura, ha investito qualche anno nel ricalibrare sé stesso, assimilando influenze e convogliandole nel proprio processo creativo, rideterminando con attenzione il focus artistico di riferimento.
La scelta è stata porsi al centro di un nuovo progetto, denominato Caravaggio, più orientato verso suoni di matrice pop, nel quale il songwriting realistico (Andrea narra piccoli frammenti quotidiani che potrebbero essere autobiografici ma anche molto universali) e mai banale dell’autore viene disteso su tappeti che sposano chitarre ed elettronica. Dovessi coniare un neologismo per identificare il suo stile azzarderei il termine “balearic-rock”. Tutto questo è ben riassunto nella traccia che apre “Caravaggio (2018-2023)”, una raccolta dei singoli diffusi – centellinandoli con attenzione nel post-lockdown – negli ultimi tre anni, e che ascoltati oggi in sequenza, mostrano, amplificandola, la bontà dell’opera sin qui svolta.
La traccia di apertura, dicevamo, “Il paradiso all’improvviso”, il singolo più recente, che unisce in maniera del tutto naturale il soffice guitar dream-pop dei Beach House a soluzioni ballabili di area house, il tutto completato da un tocco di riverbero che fa tanto anni Ottanta e da una voce assolutamente personale e riconoscibile. Il ritmo generale è quasi sempre piuttosto “up”, con strofe descrittive e ritornelli evocativi e contagiosi, (“Lennon”, “Petrolini”), ma viene espressa anche una peculiare visione neo-melodica, sempre architettando basi Edm, ad esempio in “Le cose che abbiamo amato davvero”, brano che gli è valso il Premio Musicultura, e nella più umbratile “Io sono leggenda”.
ll falsetto – ma anche il sound – de “Gli impressionisti” mette nel mirino persino i Muse, mentre per “€urospin” si concretizza un apprezzato regalo di Alan Sorrenti, generoso nel concedere di rimaneggiare parti dell’evergreen “Figli delle Stelle”, sulle quali Andrea ha aggiunto del suo, preservando la carica 70’s disco del brano.
Ma è nella dimensione live che Caravaggio si rivela in tutta la sua forza, un talento espresso attraverso l’energia sprigionata dallo spettacolo (a volte corredato dalla presenza di un corpo di ballo), la voce che spazia con sicurezza fra diversi registri e una band alle sue spalle di grande valore.
Chiude la retrospettiva – che suggella la prima parte della nuova esperienza – una versione dal vivo di “Lennon”. Intantpo Caravaggio sta completando l’album successivo, il primo interamente composto di inediti, che dovrebbe riservare non poche sorprese…
02/01/2024
Daniel D`Amico for SANREMO.FM
