voto
7.5
- Band:
SEVEROTH - Durata: 01:00:02
- Disponibile dal: 22/03/2023
- Etichetta:
- Avantgarde Music
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Illia Rafalskyi torna a distanza di quattro anni da “Vsesvit” e lo fa con un disco che non è in tutto e per tutto ciò che il polistrumentista aveva nella sua testa fin dal principio: la scrittura di “By The Way Of Light”, infatti, iniziò subito dopo l’uscita del suo predecessore, del quale avrebbe dovuto essere la logica continuazione, soprattutto dal punto di vista spirituale.
Chi ha seguito Severoth nelle sua uscite precedenti, sa bene quanto, nella sua musica, la sensibilità giochi un ruolo fondamentale, con un bilanciamento tra luce ed oscurità volto a diffondere un messaggio che vuole essere sempre positivo. Anche questa volta stava per andare così, con Illia intento nel suo processo di scrittura, quando, a febbraio 2022, l’esplosione della guerra in Ucraina ha scombussolato tutti i piani, bloccando per diversi mesi il lavoro che aveva abbozzato e costringendolo a muoversi altrove per mettersi in sicurezza.
Di questa situazione hanno sicuramente risentito i brani del nuovo lavoro, i quali proseguono sulla via di un black metal atmosferico, con le tastiere che giocano un ruolo fondamentale, dirigendosi spesso in una direzione ambient, ma questa volta si respira un mood che suona diverso rispetto al passato. In particolare, ciò è evidente in “Sons Of Steel Will”, nata proprio traendo ispirazione dal conflitto, forse l’unico momento in cui la musica di Severoth si avvicina alla fierezza ed all’epicità tipica di quella tradizione ucraina dalla quale in passato l’artista è stato solo parzialmente influenzato, avendo come modelli più limpidi band come Darkspace o Lustre; da molti altri episodi, soprattutto “And Winter In My Heart…” traspare una rassegnazione che è figlia della situazione contingente e della disperazione dovuta ad un futuro incerto. D’altronde la musica di Illia, per sua stessa ammissione, è sempre stata un riflesso dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti, ed è normale che in questi anni bui a dominare sia una negatività non voluta.
Quello che, invece, non manca è quel sano profumo di ‘fatto a mano’ che si esprime in composizioni semplici ed essenziali, ma che non significa affatto approssimazione e, semmai, amplifica la magniloquenza di questi malinconici brani; unico appunto è la presenza di qualche sbavatura sulle voci pulite, ma niente che possa pregiudicare l’effetto finale.
Arrivato al sesto album, Severoth non ci riserva grosse sorprese: la sua musica continua, in modo coerente, su un percorso già tracciato, anche se, come è giusto che sia, gli incontri fatti lungo il cammino hanno lasciato un segno indelebile.
In questo tipo di produzioni, però, ciò che conta non è tanto la forma quanto la sostanza e, ancora una volta, queste melodie riescono a lavorare in profondità, colpendo con forza chi le saprà accogliere.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM