voto
7.5
- Band:
ARCANE TALES - Durata: 00:43:24
- Disponibile dal: 29/01/2024
- Etichetta:
- Broken Bones
Apple Music non ancora disponibile
Il compositore, scrittore e polistrumentista veneto Luigi Soranno battezza il 2024 col settimo lavoro in studio del suo progetto Arcane Tales, fedele come sempre alle sue ispirazioni tipicamente power metal sinfonico dalle radici ‘rhapsodiane’. L’iconica formazione nostrana ha infatti dato vita, sin dall’anno della sua fondazione, a una moltitudine di imitatori più o meno meritevoli di uno o più ascolti, e tra questi ce ne sono alcuni che sono riusciti a elevarsi svariati gradini sopra la media, arrivando persino a confezionare autentiche gemme del filone d’appartenenza, senza lesinare su draghi, magia, orchestrazioni e doppia cassa a rotta di collo.
Per quanto riguarda il buon Luigi e gli Arcane Tales, non si può dire che tutte le sue produzioni arrivino a toccare determinati livelli qualitativi, ma riteniamo che il suo talento avrebbe meritato decisamente più attenzioni da parte di critica e pubblico nel corso degli anni, dal momento che nel suo repertorio possiamo trovare album power metal davvero gradevoli e ben composti, incluso il qui presente “Until Where The Northern Lights Reign”.
Senza contare che ci vuole coraggio per basare il concept di una discografia intera sulla saga letteraria scritta dalla stessa persona dietro alla stesura degli album, quasi come una sorta di colonna sonora ‘fai da te’.
Se siete degli amanti dei Rhapsody, e quindi del power metal più epico e sinfonico, nei tre quarti d’ora necessari per completare l’ascolto troverete tanto materiale per essere felici, magari mentre vi immergete nella lettura di un romanzo fantasy ben scritto, tenendo sempre bene a mente gli stilemi che hanno permesso a determinate band di spopolare ai tempi.
Diciamo questo perché in tutta la tracklist non abbiamo trovato neanche un singolo punto debole, e non neghiamo di essere rimasti piacevolmente stupiti da quello che è anche un innegabile passo avanti rispetto al predecessore “Steel, Fire And Magic”: ci sono orchestrazioni possenti e dosate nel modo corretto, ritmiche smitraglianti degne del miglior headbanging e, soprattutto, tantissima epicità raccontata con dovizia di particolari ed energia da vendere.
Non è così semplice spiegarlo con argomentazioni altisonanti, in quanto siamo in presenza del classico lavoro che non modifica pressoché nulla, ma esegue il proprio compito in modo quasi impeccabile, arrivando a colpire le emozioni dell’ascoltatore appassionato, anche grazie a dei ritornelli cantati che hanno poco da invidiare a quanto fatto dalle realtà di riferimento, e vi rimandiamo all’ascolto di pezzi come “King Of Kings” e “Against The Legion Of Darkness” per averne conferma. Anche se, a dir la verità, è possibile scorgere qualche piccola chicca qui e là, come i blast-beat udibili in “The Dark Portals Of Agony” o la parentesi strumentale “Last Sharanworld’s Hope”.
Chiaramente non parliamo del lavoro che farà cambiare idea ai detrattori o di quello che farà schizzare nuovamente questo peculiare stile tra i più amati dell’intero mercato, quanto più di una piacevole conferma di quanto si possa ancora confezionare ottima musica senza stravolgere una formula, limitandosi a prenderne tutto il meglio per poi maneggiarlo con cura e lanciarlo sul mercato con eleganza e classe compositiva.
Certo, il fatto che risulti tutto così derivativo rappresenta un punto non particolarmente a favore del polistrumentista, ma è sinceramente uno dei pochi che ci sentiamo di riportare, insieme magari a una produzione che avrebbe potuto valorizzare meglio il sound della chitarra in fase solista.
A questo punto, vogliamo fare tutti i nostri migliori auguri a Luigi, nella speranza che il suo progetto possa man mano giungere alle orecchie di una quantità maggiore di ascoltatori; anche perché, detto sinceramente, in una situazione piena di realtà insipide, dovrebbero essere i dischi come questo a far drizzare le antenne agli estimatori.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM