Al suo primo disco dal vivo, il misterioso Parannoul colpisce nel segno! Intendiamoci: almeno per quanto mi riguarda. E sì, perché fino a un certo punto, insomma fino al primo ascolto di “After The Magic”, la sua musica (un incrocio di shoegaze, dream/bedroom-pop e un pizzico di emo) non mi aveva detto granché, il che mi tagliava fuori da quel club esclusivo, costituito da diverse testate musicali e semplici appassionati, che al misterioso musicista coreano tributavano onori un giorno sì e l’altro pure… Vi chiederete: “Cosa è cambiato, nel frattempo?” Nulla, sostanzialmente. O tutto? Il fatto è che la dimensione live sembra quella più congeniale per la musica di Parannoul, perché amplifica, definendolo al meglio, l’effetto di tormentata e rumorosa low-fidelity che è l’essenza della sua musica.
Lontano dalla dimensione intimista della sua cameretta, Parannoul ha qui inoltre dovuto coinvolgere altri musicisti per dare voce alle sue visioni musicali, trovando in Asian Glow (basso), 9SuK (batteria) e nei chitarristi Yo e BrokenTeeth degni compagni di viaggio. Registrato il 14 gennaio di quest’anno, “After The Night” ripesca metà dei suo brani da “To See the Next Part of the Dream”, il disco che due anni or sono rese l’artista sudcoreano un piccolo culto internazionale: si tratta di “Beautiful World” (pura magnificenza dream-gaze, con stacchi strumentali di geometrica precisione e versi emblematici circa il pathos esistenziale che il Nostro riversa nelle sue composizioni: “I wish no one had seen my miserable self/ I wish no one had seen my numerous failures/ I wish my young and stupid days to disappear forever”); “Analog Sentimentalism”, in cui si avverte l’eco del punk-pop più effervescente; “I Can Feel My Heart Touching You” (sempre carica di cruda passione) e, per finire, “White Ceiling”, caratterizzata da chitarre robuste, ritmo sostenuto e una seconda parte che spinge sul pulsante del turbine emotivo, facendo schizzare il suono oltre la stratosfera.
L’iniziale “Polaris” (che passa da una prima parte dream-folk a una seconda più dirompente, annunciata da torride detonazioni di distorsioni e feedback) e “Imagination” (un anthem per le anime in pena di quanti pretendono di restare attaccati con i denti alla giovinezza) sono invece estratte dal più recente “After The Magic”, mentre “Soft Bruise” (energia, euforia, passione, rabbia, catarsi, progressioni supersoniche) era originariamente presente sull’Ep “White Ceiling/ Black Dots Wandering Around”.
A mandare in gloria il disco è, comunque, la versione monstre (46 minuti!) del singolo del 2021 “Into The Endless Night” (poco più di 9 minuti), che porta il dream-folk cinematico dell’originale a farsi odissea sonica, tra groove carichi di swing e deliri percussivi che inglobano assoli free-jazz di tromba (cortesemente offerti da Fin Fior), generando un rituale orgiastico che va a sfasciarsi in un’apocalittica deflagrazione di rumore, come se i Les Rallizes Dénudés, al culmine del loro distruttivo parossismo, eiaculassero dentro le profondità più oscure di un buco nero. Poi, la musica torna verso un più commestibile formato acustico, in modo da preparare il terreno per l’ultima, epica progressione.
09/11/2023
Antonio Santini for SANREMO.FM