voto
7.0
- Band:
WHILE SHE SLEEPS - Durata: 00:45:20
- Disponibile dal: 29/03/2024
- Etichetta:
- Spinefarm
Chi l’avrebbe mai detto. Quello che una dozzina d’anni fa, all’epoca del pur promettente debut album “This Is The Six”, era solo uno dei tanti gruppi di melodic metalcore della terra d’Albione, nel giro di pochi anni è divenuto il nome simbolo del Brit Mosh – corrente in scia a Bring Me The Horizon ed Architects, di cui fanno parte oltre ai While She Sleeps anche Bleed From Within e Bury Tomorrow – oltre ad aver intrapreso con successo da otto anni la strada del DYI, potendo vantare un controllo assoluto su tutti gli aspetti della band (dalla produzione alla promozione, compresa la realizzazione di artwork e videoclip) ed un seguito fedele identificato nei membri della Sleep Society.
Un percorso di crescita riflesso in una proposta musicale sempre più distintiva – a partire dal disco spartiacque, “You Are We”, il cui afflato melodico ha acquisito ulteriore linfa con i successivi “So What?” e “Sleeps Society” – e che vede ora un ulteriore salto in avanti con questo “Self Hell”, sesto lavoro che abbraccia in maniera più massiccia l’elettronica e in più di un’occasione esce dal seminato del metalcore più o meno tradizionale, cogliendo di sorpresa i fan di vecchia data.
L’intro “Piece Of Mind” e la successiva “Leave Me Alone” sembrano uscite dal joypad degli Enter Shikari in un tripudio di spoken word filtrate, parti rapppate e ritmiche drum ’n bass unite ad effetti di chitarra stroboscopici, così come la title-track tiene il passo dei Wargasm (figliocci inglesi di Limp Bizkit e The Prodigy) nell’operazione ripescaggio del nu metal, mentre “Enemy Mentality” sembra un reboot di “Break Stuff”, se pur nettamente inferiore all’originale.
Il percorso di sperimentazione vede anche un ampliamento dei passaggi più intimi con ben due tracce strumentali (lo space ambient cinematografico di “No Feeling Is Final” e lo skit drum ’n bass di “Out Of The Blue”) ad affiancare il quasi emo della toccante “To The Flowers” e la semi-ballad “Radical Hatred / Radical Love”, classica chiusura in anti-climax cui gli Sleeps ci hanno ormai abituato per un pezzo più adatto al falò da spiaggia (tra chitarre acustiche e cantato corale) che all’airplay.
I fan più nostalgici si dovranno accontentare della cavalcata a briglia sciolta di “Wildfire” e del breakdown di “Rainbows”, mentre “Down” spicca non tanto per la costruzione del pezzo, ancora una volta in equilibrio tra nu metal, hardcore ed elettronica, quanto per la presenza di Alex Taylor dei Malevolence, che contribuisce ad alzare il livello d’ignoranza del pezzo un po’ come Fred Durst quando duettava con Jonathan Davis.
Difficile dare un giudizio universale su “Self Hell”, così come comprendere a fondo le motivazioni dietro questo cambio di rotta. Sicuramente la competizione là fuori è sempre più agguerrita (oltre alle band citate sopra, i vari Bad Omens e Spiritbox stanno scalando posizioni in fretta) e il darwinismo si applica anche in ambito musicale: è probabile così si siano ormai giocati i fan del metalcore più tradizionale, ma almeno la metà dei nuovi pezzi promette sfracelli in sede live, dove verosimilmente puntano ancora più in alto dopo il recente sold out all’Alexandra Palace di Londra.
Nell’attesa di rivederli in azione sulle assi di un palco, ci resta un disco che a volte fa il passo più lungo della gamba (soprattutto nella seconda metà), ma comunque coraggioso e portatore sano di energia positiva, a partire dai testi autobiografici sui problemi mentali che hanno afflitto la band nel recente passato. Potrà sembrare il contrario, ma la Sleep Society è più forte che mai ed è qui per restare.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM