voto
7.0
- Band:
IN AUTUMN - Durata: 00:45:47
- Disponibile dal: 16/02/2024
- Etichetta:
- My Kingdom Music
Streaming non ancora disponibile
Con una cadenza saltuaria ma piuttosto regolare, si ripresentano sulle scene metalliche i veneti In Autumn, band composta da esperti musicisti di Vicenza giunta all’importante traguardo del terzo lavoro sulla lunga distanza, intitolato “What’s Done Is Done”, edito a questo giro dalla sempre attiva My Kingdom Music.
Particolarità del quartetto vicentino – vedete voi se positiva o negativa – è che per ognuno dei tre album finora pubblicati si è avvalso di un cantante diverso, che in qualche modo ha orientato a proprio modo l’esito finale delle creazioni targate In Autumn: se nel primo “Reborn” (2013) Alessandro Barci restava su tonalità prettamente à la Nick Holmes, definendo così nei Paradise Lost l’influenza principale dei Nostri, nel secondo ed autoprodotto “Greyerg” (2018) il successore Edoardo Desana Ioverno puntava maggiormente su tonalità classiche ed educate, dando al tutto, pur restando in ambito gothic metal, maggiore dinamicità e appeal. Oggi, con la perdita di un chitarrista e con il nuovo vocalist Giuliano Zippo, si torna più verso gli esordi, incupendo le sonorità di nuovo verso lidi britannici, senza però tralasciare diversi altri rimandi trasversali quali possono essere la scena greca (primi Rotting Christ, qualche frangente Septicflesh), Moonspell, Cemetary e Katatonia, Novembre e Shores Of Null, per finire con la base ‘nascosta’ richiamante gli Iron Maiden.
L’impatto che ha “What’s Done Is Done”, comunque, e intendiamo impatto soprattutto emotivo, non è così malinconico quanto ci si possa attendere da un disco sin qui descritto con parole ricordanti gli anni Novanta più tristi e oscuri: difatti, per tutta la durata del giusto minutaggio, gli In Autumn mantengono un approccio tutto sommato vario e piuttosto moderno e si possono riscontrare sezioni che lambiscono diversi generi o sottogeneri – tre esempi su tutti: il riff portante di stampo simil-sludge di “The Illusion Of Reality”, le modernità più groovy di “Focus”, l’attacco thrash di “Block”. Poi, chiaro, nel corso del lavoro sono praticamente onnipresenti rallentamenti doom, passaggi acustici, spunti melodic black o melodic death, begli assoli melodici e struggenti, delle tastiere sempre usate all’uopo senza essere invadenti, bensì ben inserite nelle strutture cangianti dei pezzi. La voce mutevole di Zippo fa poi il resto, seguendo bene il supporto strumentale che i tre fondatori – Diego Polato al basso, Marco Liotto alla batteria e Cristian Barocco a chitarre e tastiere – cesellano attorno ad un canovaccio noto e pacifico ma comunque molto piacevole e mai di cattivo gusto.
Segnaliamo giusto i due-tre brani che ci hanno colpito di più all’interno di un album che risulta compatto ed omogeneo, senza cali evidenti, ma anche senza episodi che spicchino sopra gli altri e si facciano ricordare (difetto?): “Inside My Soul”, traccia che si muove fluida tra Paradise Lost, Cemetary e Shores Of Null e dotata di ottimi contrappunti melodici così come di un’accelerazione più ‘pestona’ che non stona affatto; e poi le due canzoni finali, “Strange Thoughts”, solenne, epica, tra My Dying Bride, Rotting Christ ed uno stomping portante da headbanging puro, e “I See You”, sinuosa e movente tra le band citate più sopra, con ancora una particolare menzione per i Paradise Lost più melodici.
Insomma, gli In Autumn fanno per la terza volta una bella figura confezionando un nuovo disco con tutti i crismi del prodotto di valore e qualità, a metà strada tra retrò e un occhio al moderno. Potevamo essere più generosi con il voto, vero, ma il giudizio finale di “What’s Done Is Done” non può allontanarsi di troppo da quello dei lavori passati, sottolineando così una costanza di rendimento buona ma non eccezionale.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM