voto
6.5
- Band:
DISSIMULATOR - Durata: 00:41:35
- Disponibile dal: 26/01/2024
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
Streaming non ancora disponibile
Anche per i Dissimulator, come capitato solo poche settimane prima coi connazionali Kontact, il sospetto di Voivod è palpabile. Qua siamo proprio nel nativo Québec degli autori di “Nothingace” e “Killing Technology”, che ultimamente paiono aver trascinato dietro di sé una nouvelle vague di giovani adepti del techno-thrash e sonorità poste lì attorno.
I Dissimulator si inseriscono prontamente nel filone, vantando come richiesto dal genere di competenza un bagaglio tecnico-esecutivo ragguardevole e la voglia di gettarsi nella mischia con trame frenetiche, complicate, strane il giusto e chirurgicamente killer. “Lower Form Resistance” ha quale biglietto da visita una copertina di gusto adorabilmente vicino a quello di tanto prog e thrash ottantiano: un’immagine livida ed enigmatica che emana fantascienza vecchia scuola da ogni particolare e avrebbe l’onore di farci entrare nel flusso di pensiero dei musicisti, facendo intuire in anticipo in quali luoghi, immaginari e della mente, vogliano condurci.
In realtà, lo straniamento e l’evocazione di un immaginario futuristico sono solo uno dei fattori, per quanto importanti, nell’impronta stilistica del gruppo. Infatti, muovendosi in direzione parzialmente contrastante rispetto a quanto indotto dalla cover, ragazzi di Montréal attingono anche a schemi e suoni più vicini a una vocazione death-thrash novantiana, cruda e asciutta.
Le chitarre sono compresse e ruvide, il groove martellante, la voce – un growl sporco e selvatico – non si fa pregare nel lanciarsi in metriche che possono pure ricordare qualcosa del metalcore più datato. Stop’n’go e break ignoranti alimentano una foga che sa a volte di periferie riottose (l’opener “Neural Hack” va palesemente su questo fronte, per dire), invece che di divagazioni interstellari o battaglie cosmiche.
Gli aspetti musicali affini a un thrash tecnico, cerebrale ed esplorativo vanno allora a fondersi a un’istintività di taglio quasi più hardcore che thrash, o modern thrash, per citare un’etichettatura anni ‘90 che in effetti sui Dissimulator ci sta bene: le due correnti di pensiero in effetti non dialogano neanche male, solo che hanno un’efficacia diversa, a conti fatti. Se i fraseggi più intricati ed atmosferici, più ariosi e aperti anche sul fronte ritmico, segnalano una qualità di esecuzione e scrittura decisamente buona, le fasi più ignoranti, pur di apprezzabile impatto, non ci paiono altrettanto brillanti. In queste occasioni i Dissimulator suonano un po’ rigidi e impostati, bravini ma senza nulla di così interessante da offrire.
Le rudezze a oltranza, per quanto supportate da ottima tecnica e fisicità, nel loro caso non ci solleticano più di tanto: mentre i semi voivodiani, quando fatti crescere a dovere, ci danno emozioni più pregiate, come avviene in “Cybermorphism Mainframe” e la title-track. Sono infatti le tracce più articolate e dettagliate, con i registri melodici che hanno modo di farsi notare in mezzo a ritmiche deraglianti e vorticose: qui il bilanciamento fra aggressioni tirate e dirette da un lato, e parentesi ritmiche sincopate e dal fascino alieno dall’altro, porta a un livello superiore l’operato della band.
Messo tutto quanto sul piatto, “Lower From Resistance” appare un esordio apprezzabile, anche se non riuscito pienamente. L’impressione è che questi musicisti canadesi abbiano le carte per crescere esponenzialmente in futuro, per adesso fanno bene il loro lavoro ma non ci hanno fatto perdere la testa.
Daniel D`Amico for SANREMO.FM