E’ racchiusa nella voce tutta la potenza e la magia di Beverly Glenn-Copeland, in quell’unico e ineguagliabile modo di adagiare la parola su tessuti sonori tanto cangianti quanto poeticamente intensi. Un insieme di misticismo e carnalità che non conosce limiti e che “The Ones Ahead” restituisce in tutta la propria magnificenza. E dire che ci sarebbe molto da raccontare sulle vicende personali dell’artista di Filadelfia – due album psych-folk-jazz anni 70, un passato come corista di Bruce Cockburn, un capolavoro dalle inedite connotazioni elettroniche “Keyboard Fantasies ”, una lunga serie di composizioni per programmi tv per bambini, la conversione al buddismo e la definitiva accettazione della propria identità transgender – ma la notizia più importante è che, al di là del profilo decisamente singolare, Beverly Glenn-Copeland consegna l’ennesimo trionfo artistico dopo quasi vent’anni di silenzio discografico: l’ultimo parto del 2004 uscì originariamente sotto il nome di Phynix.
Realizzato con l’apporto dei musicisti che accompagnano Glenn-Copeland dal vivo, gli Indigo Rising, e sotto la direzione artistica di John Herberman e Carlie Howell, “The Ones Ahead” non è solo un album, ma uno scenario nel quale l’artista mette in mostra passioni, ambizioni e speranze, con una struttura narrativa affine a un’opera teatrale-operistica. La musica di Beverly Glenn-Copeland è una personalissima e originale fusione di elementi culturali eterogenei che interagiscono con naturale e lirica fluidità. Alcune composizioni sono nate per ipotetiche rappresentazioni teatrali, altre come parte di un ciclo di canzoni legate da temi sociali e culturali: la crisi climatica, le origini familiari, l’amore, la fede.
In questa fedele rappresentazione del proprio io, Beverly Glenn-Copeland non ricorre a stratagemmi o superflue motivazioni culturali: le origini africane sono elegantemente riassunte nella vibrante, giocosa e spirituale “Africa Calling”, un intreccio tra vocal-scat, percussioni ed elettronica che permette all’artista di scavare nelle proprie radici con un’intensità finora mai raggiunta.
“The Ones Ahead” è un disco a tratti volutamente eccessivo: in “People Of The Loom” si fa ricorso all’energica messa in scena di tamburi e fiati dai toni drammatici per lanciare un invito all’ascolto della voce di chi soffre (“Vieni un po’ più vicino/ Ascoltaci, ascoltaci”) con egual veemenza e con ancor più seducenti intrecci tra ritmi afro e melodia arriva un disperato e sincero grido d’allarme per le sorti dell’umanità con un gospel dalle strane assonanze liriche come “Stand Anthem”.
Misticismo e introspezione sono i due elementi ricorrenti di “The Ones Ahead”, la musica è viscerale, autentica e sincera. Beverly Glenn-Copeland invoca l’ancestrale interconnessione della razza umana con il solo ausilio di un accordo minimale di tastiera e uno slancio strumentale affidato allo struggente suono del violino nella title track (“Ciascuno di noi con gli altri è connesso/ Se uno di noi è perso, ne siamo tutti colpiti”) ed è ulteriormente suadente quando, con aulico romanticismo, intona due composizioni dalle sembianze operistiche e teatrali, “Prince Caspian’s Dream” e “Lakeland Angel”, nelle quali rispolvera i giovanili studi classici.
Arrangiamenti più scarni ed essenziali lasciano ulteriore spazio all’intensità e alla versatilità della voce (“Love Takes All”), le parole prendono il sopravvento su pochi accordi di piano e languori di slide guitar affrontando l’eterno dilemma della morte: “Lascia che la luce delle stelle splenda, lascia che soffino i venti, riempi questo mio cuore con il tuo splendore serale, queste sono ossa, lo sanno, presto la morte dovrà andarsene”.
Pur ammaliati dalla bellezza di tutti questi brani, dobbiamo sottolineare come in “The Ones Ahead” non vi sia nulla di più toccante e autentico della canzone d’amore dedicata alla moglie, “Harbour (Song For Elizabeth)”, il dialogo a due voci (l’altra è quella di Jeremy Costello) è pura poesia, il piano ne insegue dolcemente l’aulica grazia, mentre un assolo di contrabbasso ne sospende per un attimo la magia, fino a farla nuovamente sgorgare come acqua piovana, così come scorrono alcune frasi che, più di altre finora scritte e ascoltate, riescono a dare un senso alla forza dei sentimenti:
La vita ride, piange?, sei il mio porto, il mio arcobaleno, la mia promessa di domani e il mio dolore quando scorrono le tue lacrime, ma poi arriva la primavera e questo è tutto quello che so
07/01/2024
Antonio Santini for SANREMO.FM