Lol Tolhurst e Budgie sono due leggende della darkwave e del post-punk degli anni Ottanta. Quindi, quando i due ex-batteristi di Cure e di Siouxsie and the Banshees decidono di ritrovarsi a suonare insieme, la notizia non può passare inosservata. Se poi un super produttore e musicista come Jacknife Lee decide di aiutarli nella creazione di un album, allora la cosa si fa davvero interessante.
Ma andiamo con ordine, l’incontro tra i due drummer avviene a Los Angeles dove entrambi risiedono dopo due vite consumate dietro le pelli ma anche piene di alcol e matrimoni falliti (anche quello tra Budgie e Siouxsie è finito male). All’inizio il sodalizio era addirittura a tre con la presenza dell’altra colonna del post-punk, la ritmica dei Bauhaus, Kevin Haskins, poi costretto ad abbandonare per partire in tour con la sua band. Nella sala prove del Mötley Crüe Tommy Lee, si gettano le basi dell’album che arriva alle orecchie di Jacknife, il quale decide di collaborare aggiungendo produzione e strumenti. Mancano solo le voci ed è qui che arrivano in soccorso autentici pezzi da novanta. Se si pensa ad un album di composto da due batteristi, ci si immagina una serie di virtuosismi tecnici alla lunga noiosi, ma questo non è il caso di “Los Angeles”. Infatti, pur partendo da un’idea ritmica, i brani si evolvono in una serie di composizioni molto differenti, anche grazie alla presenza dei numerosi featuring.
Come evoca il rigoroso bianco e nero della copertina di “Los Angeles”, quella raccontata da Lol e Budgie è una città che non ammette sfumature, in cui o si viene lanciati in carriere folgoranti oppure si affonda senza speranze.
Los Angeles eats its children
Los Angeles eats its young
Sostenuto da un basso acidissimo e da una ritmica poderosa, mister Lcd soundsystem James Murphy mette in scena in “Los Angeles” il cuore nero della metropoli, quello che fagocita la sua gioventù:
She’s my addiction, my crucifixion
In “Ghosted At Home” è Bobby Gillespie a trascinarci nelle profondità di rapporti che languono, logorati fino a diventare ossessione. Presente in tre brani, il cantante dei Primal Scream inonda l’opening track “This Is What It Is (To Be Free)” di screamadelia per poi tagliarla con il trip-hop nell’invettiva antiliberista “Country Of The Blind”.
Il cameo di Isaac Brock dei Modest Mouse è di quelli che si ricordano, grazie alla nevrotica “We Got To Move”, sospesa tra Beastie Boys e Devo. Presente anche con i suoi affilati spasmi la chitarra degli Idles, Mark Bowen, in “Uh Oh”, dove la voce di Arrow de Wilde degli Starcrawler ci guida dentro un autentico vortice percussivo.
L’ospite più titolato è The Edge, che in “Train With No Station” rispolvera, a sorpresa, la sua vena più kraut (ha anche collaborato con Holger Czukay in passato) e in “Noche Oscura” sfodera il riff più new wave di tutto il disco.
Ma le sorprese non sono finite. Nella lista degli invitati si scorgono anche l’attivista dei diritti umani Lonnie Holley, alla voce in “Bodies”, con il delicato finale lasciato all’arpa di Mary Lattimore, mentre nelle profondità dub di “Travel Channel” il microfono è affidato al jazzista Pan Amsterdam, che non manca di ricamare il tutto con la sua tromba. E quando gli ospiti se vanno, il trio ci tira fuori dal cilindro il tribal poliziesco “Everything And Nothing” già pronto per diventare la sigla di qualche serie tv.
Un’operazione che ricorda “Psyence Fiction” di Unkle: tanti ospiti ad aggiungere voci, strumenti e suggestioni. Con “Los Angeles” si ricorre a una formula vincente, che conquista per la varietà e la qualità di tutte le composizioni.
Come il vecchio pozzo di petrolio raffigurato nella cover sembra suggerire, Lol Tolhurst e Budgie, piu Jacknife Lee, continuano a scavare perché la vena non è ancora esaurita.
12/11/2023
Antonio Santini for SANREMO.FM